Il rapporto tra bambini e social media è sempre più complicato e invasivo. La società è sempre più connessa a internet e la rete può rappresentare una risorsa interessante per i più piccoli sia per quanto riguarda la socializzazione, sia per la didattica e la promozione dell'attività fisica. Ma non è tutto rose e fiori. Le piattaforme possono rappresentare un pericolo concreto per bambini e adolescenti dal punto di vista del benessere e della salute mentale. A fare esplodere il dibattito la maxi-causa intentata da 41 Stati americani contro Meta: il colosso tech è accusato di adottare meccanismi che creano dipendenza negli utenti più giovani di Instagram e Facebook, nel mirino le"tattiche pericolose e manipolative" che hanno l'unico scopo di "aumentare i profitti".
Le accuse principali riguardano le misure di sicurezza ingannevoli e la raccolta dei dati in violazione della legge sulla privacy dei minori. Il dossier è al centro del dibattito dal 2021, quando fu rivelato il contenuto di un rapporto interno in cui si mostrava come Instagram peggiorasse i casi di disturbi alimentari per le giovani utenti. Ebbene, secondo chi denuncia Meta avrebbe "progettato caratteristiche del prodotto psicologicamente manipolative per indurre i giovani utenti a un uso compulsivo e prolungato" di piattaforme come Instagram. Dallo scroll infinito agli avvisi persistenti, le tecniche adoperate sono parecchie. Meta ha respinto le accuse, sottolineando di essere al lavoro per garantire un ambiente più sicuro per gli adolescenti e di aver introdotto oltre trenta strumenti a supporto dei più piccoli e delle loro famiglie. Ma gli ultimi studi smentiscono la presunta assenza di pericoli.
Come confermato dagli esperti, bambini e adolescenti preferiscono piattaforme come Instagram, TikTok, YouTube, Snapchat, Telegram che consentono la pubblicazione e la visualizzazione di vari contenuti multimediali. Bisogna partire da una considerazione: gli adolescenti non sono degli adulti più piccoli e attraverso una fase di sviluppo molto delicata. Figurarsi i bambini. Recentemente il responsabile della salute pubblica americano Vivek H. Murthy ha pubblicato un rapporto preoccupante: "L'uso frequente dei social media può essere associato a cambiamenti nell'amigdala (la zona del cervello che gestisce le emozioni) e nella corteccia prefrontale (importante per il controllo degli impulsi, la moderazione del comportamento sociale), e potrebbe aumentare la sensibilità alle ricompense e alle punizioni sociali". Con buona pace delle rassicurazione fornite da Meta & Co.
Le statistiche sono allarmanti e chiamano in causa direttamente i titolari delle piattaforme. Quasi il 40 per cento dei ragazzi tra gli 8 e i 12 anni sono utenti abituali dei social anche se la maggior parte dei siti applica un'età minima fissata a 13 anni. I controlli non esistono, punto. E l'invasività dei social nella vita degli adolescenti è lapalissiana: fino al 95 per cento degli americani tra i 13 e i 17 anni utilizza una piattaforma e più di un terzo dichiara di farlo pressochè costantemente. La dipendenza da Instagram e dalle altre realtà rappresenta un'emergenza per la salute mentale giovanile: il numero di bambini e adolescenti che accusano depressione e ansia è aumentato del 30 per cento nel corso degli ultimi anni.
E ancora il pericolo cyberbullismo, la forma di comportamento aggressivo esercitata via internet spesso in forma anonima. I social rappresentano il più potente mezzo di diffusione di messaggi scorretti, tanto da diventare un vero e proprio incubo per i giovani più vulnerabili.
Infine, tra i tanti pericolo, quello delle cosiddette social challenge, fenomeno che rischia di attirare tutti quei ragazzi alla ricerca di visibilità e accettazione attraverso il meccanismo dei like e dei commenti. Fino al lato più oscuro - in stile Blue Whale - che spinge i più fragili a compiere atti di autolesionismo, fino ad arrivare in casi estremi anche al suicidio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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