Stava rientrando a casa in auto dalla festa di compleanno della figlia di 9 anni a bordo della sua Jeep Gladiator, quando, seguendo le indicazioni stradali fornite da Google Maps tramite gps, ha imboccato una strada che lo ha condotto verso un ponte crollato: la vettura dello sventurato protagonista della vicenda, Philip Paxson, è precipitata per sei metri nel vuoto, schiantandosi al suolo senza lasciargli possibilità di scampo.
Dopo la tragedia, che si è verificata nella Carolina del Nord (Stati Uniti), per la precisione nella zona di Hickory, i congiunti della vittima hanno deciso di intentare causa contro il colosso di Mountain View. E questo innanzitutto perché la società era da tempo al corrente del fatto che quella strada fosse inagibile proprio a causa del crollo del ponte, avvenuto almeno 5 anni fa e segnalato in più di un'occasione da numerosi fruitori di quello che risulta essere il navigatore più utilizzato al mondo.
I legali che tutelano gli interessi dei familiari di Philip Paxson hanno raccolto tante testimonianze di utenti che negli anni avevano inoltrato la segnalazione del crollo, chiedendo invano all'azienda di aggiornare con urgenza i propri dati, vista la gravità delle conseguenze che si sarebbero potute verificare a causa delle informazioni datate. Tra queste anche un'e-mail inviata da un residente di Hickory, il quale nel novembre del 2020 aveva utilizzato la funzione "suggerisci una modifica" presente nella mappa. Il messaggio di posta elettronica di conferma ricevuto dal cittadino è una prova schiacciante del fatto che l'allarme era giunto a destinazione: ciò nonostante, da allora nessuno è mai intervenuto per aggiornare il percorso.
Oltre alle responsabilità di Google, tuttavia, sono riscontrabili delle evidenti colpe anche da parte di chi si sarebbe dovuto occupare di segnalare il pericolo lungo la carreggiata: durante i rilievi effettuati a seguito della tragica morte di Paxson, gli inquirenti non hanno infatti trovato sul posto alcuna barriera nè cartelli di indicazione del pericolo. Oltre ciò, il ponte non era mai stato fatto oggetto di manutenzione da parte delle autorità locali e la stessa società di costruzione che lo aveva realizzato anni addietro aveva cessato la sua attività. Ad essere chiamate in causa nel procedimento legale avviato dai familiari del defunto risultano anche alcune società di gestione della proprietà privata ritenute responsabili del ponte e del terreno a esso adiacente.
Incredulità e sconforto traspaiono in modo evidente dalle dichiarazioni della moglie della vittima, Alicia Paxson:"Le nostre ragazze mi chiedono in che modo e perché è morto il loro papà, e non ho parole che possano spiegarlo, dato che, pure se adulta, io stessa non riesco ancora a capire come i responsabili delle indicazioni Gps e del ponte abbiano potuto agire in modo così sconsiderato e deleterio per la vita umana".
Per il momento Google Maps ha rilasciato solo un generico comunicato di cordoglio, senza commentare la notizia dell'avvio del procedimento nei propri confronti.
"Inviamo le più sentite condoglianze alla famiglia Paxson", dichiara all'Associated Press il portavoce Jose Castaneda."Il nostro obiettivo è fornire informazioni precise sul percorso in 'Maps' e stiamo esaminando cosa può essere accaduto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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