Istanbul, con i suoi circa 15,5 milioni di abitanti, è la città più grande della Turchia e dell'intera Europa. Un quinto della popolazione turca risiede qui, nella metropoli incastonata tra il Mar di Marmara e il Bosforo, che, nel corso della sua lunghissima storia, ha avuto tre nomi ed è stata crogiolo di culture contrapposte. Ha inoltre dato i natali, tra gli altri, a Recep Tayyip Erdogan. Oggi i riflettori del mondo sono tornati a illuminare Istanbul, che il 10 giugno sarà teatro dell'evento sportivo dell'anno: la finale di Champions League tra Inter e Manchester City. In attesa del calcio d'inizio, vale la pena scoprire la storia e le curiosità più interessanti di questa città.
La capitale mancata
A differenza di quanto si possa pensare, Istanbul non è la capitale della Turchia. Lo è stata però, per quasi 500 anni, dell'Impero ottomano, dal 1453 al 1922. In seguito, quando fu proclamata la Repubblica di Turchia il 29 ottobre del 1923, la città venne considerata troppo vulnerabile visto che, a causa della posizione geografica, avrebbe potuto essere conquistata dalle potenze straniere. Si scelse così di puntare tutto su Ankara, in passato quartier generale del movimento cittadino turco durante la guerra d'indipendenza turca (1919-1923).
In ogni caso, Istanbul è, come detto, la città più popolosa della Turchia, oltre ad esserne il principale centro industriale, finanziario e culturale. Produce inoltre il 40% del prodotto interno lordo nazionale ed è responsabile del 36% delle esportazioni del Paese. Il 90% della popolazione è di religione musulmana e, sparse per il centro urbano, si contano più di 2.600 moschee.
I tre nomi di Istanbul
Il nome di Istanbul ha origini antichissime. Potrebbe derivare dal greco Isten Polis ("ecco la città"), l'esclamazione con cui la salutavano gli antichi greci quando, navigando sul Bosforo, se la ritrovavano davanti ai loro occhi. In ogni caso, Istanbul è una denominazione piuttosto recente: risale al 1930, e cioè dopo la proclamazione della Repubblica di Turchia e il trasferimento della capitale ad Ankara. Prima di allora la città aveva altri nomi, specchio del succedersi delle civiltà che ne hanno segnato la storia nel corso dei secoli.
Fu fondata dai coloni greci di Megara nel 667 a.C. All'epoca era chiamata Byzantion, in onore del re greco Byzas, per poi assumere i connotati latini di Byzantium e quindi Bisanzio in italiano. Fu soprannominata Costantinopolis, ovvero "Città di Costantino", nel 330 d.C, quando divenne capitale dell'Impero romano. L'imperatore romano la ribattezzò Nova Roma, anche se questo termine non è mai entrato nell'uso comune. Per la Chiesa ortodossa e il Patriarcato ecumenico, tuttavia, la denominazione ufficiale di Istanbul è Costantinopoli Nuova Roma.
Costantinopoli divenne capitale dell'Impero bizantino fino alla conquista dei Turchi ottomani (1453). In seguito alla Prima guerra mondiale, le truppe degli Alleati la occuparono e abolirono il califfato ottomano. La città smise di essere capitale e, nel 1930, assunse ufficialmente l'attuale denominazione di Istanbul.
Il Grand Bazar e la "torre genovese"
Tra i luoghi più significativi di Istanbul merita una particolare menzione il Grand Bazar, uno dei più antichi mercati coperti del mondo, con 61 strade e oltre 4.000 negozi che attirano ogni giorno tra 250.000 e 400.000 visitatori.
Interessante, inoltre, la storia della Torre di Galata, una torre in pietra di epoca medievale costruita nella metà del 1300 dai genovesi e situata nell'omonimo distretto cittadino di Galata. La torre venne costruita nel 1348 da Rosso Doria, primo governatore a Galata genovese, che la battezzó Christea Turris (Torre di Cristo). In origine la torre faceva parte delle fortificazioni che circondavano la cittadella di Galata, colonia di Genova sul Bosforo. A partire dal 1717 gli Ottomani iniziarono a utilizzarla come punto di osservazione per individuare gli incendi in città (incendi che tra l'altro danneggiarono l'edificio, più volte ristrutturato). Oggi è una delle più interessanti attrazioni turistiche di Istanbul. Dalla sua sommità si gode di una vista completa sulla metropoli.
Altra piccola curiosità: Istanbul ha la terza metropolitana più antica del mondo. Il Tunel, ufficialmente nota come Linea F2 (Karakoy-Beyoglu) è una breve linea funicolare sotterranea che collega le stazioni di Karakoy e Beyoglu. Copre una distanza di appena 573 metri, ma trasporta quotidianamente circa 12mila passeggeri. È stata costruita nel 1875, ed è la più antica dopo la metropolitana di Londra (1863) e di New York (1868).
Il calcio sul Bosforo
Utilizzato da Erdogan come strumento di soft power, oltre che per attrarre investimenti internazionali e far risplendere l'immagine della Turchia, negli ultimi decenni il calcio ha piantato solide radici ad Istanbul. In città ci sono cinque squadre di calcio che militano nel massimo campionato turco, la Super Lig: Galatasaray, Fenerbahce, Besiktas e Kasimpasa.
Il Besiktas è il club più antico della Turchia. Fondato nel 1903, porta il nome di uno dei quartieri della città. Dal 2016, il club ospita le partite casalinghe del Besiktas JK nello stadio Vodafone Park (41.903 posti). Il Galatasaray è stato fondato nel 1905 da Ali Sami Yen, uno studente della Galatasaray High School, scuola situata in Istiklal Street che svolge ancora un ruolo importante nel sistema educativo del Paese. È il club di maggior successo in Turchia ed è l'unica squadra turca ad aver trionfato in Europa, avendo vinto la Coppa Uefa e la Supercoppa Europea nel 2000.
Il Fenerbahce (alla lettera "giardino del faro") è stato creato nel 1907 e prende il nome dal faro di Istanbul visibile all'ingresso di Kadikoy, l'area in cui si trova il suo stadio Sukru Saracoglu. Il Kasimpasa è il meno blasonato dei quattro club citati. Disputa le gare casalinghe allo stadio Recep Tayyip Erdogan, situato nel quartiere Kasimpasa, nel distretto di Beyoglu, roccaforte dei sostenitori di Erdogan nella capitale.
Milan-Liverpool 3-3: la debacle del Diavolo
Quella tra Inter e Manchester City non sarà l'unica finale di Champions League ospitata da Istanbul. Qui, nella stagione 2004/2005, andò in scena la finalissima tra Milan e Liverpool. Il 25 maggio del 2005, i rossoneri allenati da Carlo Ancelotti chiusero il primo tempo contro i Reds avanti di tre reti (Maldini e doppietta di Crespo), salvo poi essere rimontati nella ripresa dagli inglesi (Gerrard, Smicer e Xabi Alonso).
I tre gol segnati dal Liverpool arrivarono nell'arco di pochi minuti, dal 54' al 60'. Fu un blackout limitato ma decisivo per il Milan, in controllo per tutto il resto della gara. L'allora portiere degli inglesi, il polacco Jerzy Dudek, effettuò molteplici parate miracolose durante i tempi regolamentari e supplementari. Una volta arrivati ai calci di rigore, ad ogni tiro rivale, Dudek si rese protagonista di un "balletto" sulla linea di porta con l'obiettivo di distrarre i battitori avversari.
Il Diavolo sbagliò i primi due tentativi con Serginho e Pirlo, mentre i Reds segnarono con Hamann e Cissé. I rossoneri Tomasson e Kakà centrarono il bersaglio, mentre l'estremo difensore milanista, Dida, neutralizzò il tentativo di Riise.
Smicer realizzò il suo tiro mentre Shevchenko, l'uomo che nel 2003 aveva bucato Buffon segnando il penalty decisivo in finale contro la Juventus, regalando la Champions al Milan, si fece ipnotizzare da Dudek. Il Liverpool aveva appena battuto i rossoneri nella finale più pazza della storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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