"In Turchia la terra si è mossa di 3 metri": così la voragine ha inghiottito tutti

Il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Carlo Doglioni ha spiegato che la placca araba si è mossa di tre metri lungo una direzione nordest-sudovest: "È come se la Turchia si fosse spostata"

"In Turchia la terra si è mossa di 3 metri": così la voragine ha inghiottito tutti

Il terremoto verificatosi nei pressi del confine turco-siriano ha causato oltre 1000 vittime e migliaia di feriti. Ma ha provocato anche lo spostamento della terra - per la precisione della Turchia - di tre metri, in un lasso di tempo di una decina di secondi, lungo una faglia di 150 chilometri. Il risultato di questo movimento è ben visibile negli agghiaccianti filmati amatoriali diffusi sui social network di tutto il mondo. Il bilancio, in costante aggiornamento, ammonta fin qui ad oltre mille morti.

Lo spostamento della terra

Nel corso di una dettagliata intervista al Corriere della Sera, il numero 1 dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, ha spiegato che la cosiddetta placca araba si è mossa di tre metri lungo una direzione nordest-sudovest rispetto alla placca anatolica. "Parliamo di una struttura nell’area di confine tra questo mondo, quello della placca araba, con quello della placca anatolica", ha precisato.

Dando un'occhiata alle stime, Doglioni ha dichiarato che la faglia si sarebbe attivata per almeno 150 chiloemtri con uno spostamento anche superiore ai tre metri. "È successo tutto in alcune decine di secondi, irradiando questo terremoto di magnitudo di 7.8,-7.9, un terremoto che viene chiamato maggiore", ha aggiunto.

Si tratta, ha aggiunto il presidente dell'Ingv, di un grande movimento trascorrente: "Il piano di faglia è molto inclinato e durante l’evento si osserva uno spostamento orizzontale dei due lati della faglia. I due lembi si sono mossi l’uno relativamente all’altro“. Detto altrimenti, “è come se la Turchia si fosse mossa relativamente alla placca araba verso sudovest", ha chiarito lo stesso Doglioni.

Le rilevazioni dell'Ingv

L'Ingv ha registrato, dopo il terremoto delle 02:17, altre 8 scosse di magnitudo superiore a 4.5 nella stessa area. Un'area che si trova in una zona altamente sismica e attraversata da numerosi sistemi di faglia, considerata a pericolosità sismica molto elevata.

A causa della elevata magnitudo e della relativa vicinanza dal mare era stata diramata un'allerta tsunami per il Mediterraneo (allerta di tipo WATCH), poi chiusa alle ore 7:15 italiane. Non sono state segnalate anomalie lungo le coste italiane.

A proposito di Italia, il nostro Paese è a rischio? "Il comportamento “epidemico” è noto ma il sisma interessa una struttura molto lontana dal sistema geologico italiano. Ciò non significa che non dobbiamo tenere alta l’attenzione perché l’Italia presenta zone con una vitalità geologica sempre presente", ha sottolineato Doglioni.

I rischi futuri

"Il sisma è avvenuto sulla faglia Est Anatolica, nel punto triplo nel quale convergono il blocco anatolico, quello arabico e quello africano", ha detto all'Ansa il sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

"Al momento la faglia si è chiusa – ha ribadito Doglioni - si tratta di una faglia trascorrente (una frattura verticale con movimento orizzontale, ndr) con la placca araba che scivola lateralmente rispetto alla faglia euroasiatica".

"Teoricamente queste magnitudo in Italia non dovrebbero arrivare, non abbiamo evidenze per dire che da noi ci saranno delle scosse, anche se l'Italia è un paese sismico e all'Ingv registriamo continuamente delle scosse di terremoto", ha concluso l'esperto.

Nel frattempo una nuova scossa di terremoto di magnitudo 7.6 è stata registrata nel sud della Turchia, nella provincia di Kahramanmaras, ed è stata avvertita anche a Damasco, in Siria.

Lo riporta l'Afad, la protezione civile turca, spiegando che la nuova scossa si è registrata alle 13.24 ora locale con l'epicentro nel distretto di Elbistan; è avvenuta a circa 200 km di distanza in linea d'aria a nord-est del primo sisma.

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