Terremoti e movimenti verticali all'interno della Caldera dei Campi Flegrei che sono avvenuti negli ultimi 40 anni sarebbero causati da due diversi livelli poco permeabili all'interno della sua crosta: a dirlo è uno studio pubblicato su Science Direct dal titolo "Evoluzione dei processi di disordini nella caldera dei Campi Flegrei dedotta dalla sismicità locale" a cura dei ricercatori del nostro Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e dell'University College of London (Ucl).
Cosa dice lo studio
Nel dettaglio, gli scienziati si sono concentrati sui cambiamenti della sismicità nel corso del tempo per una diagnosi sull'evoluzione dei disordini vulcanici. I segnali per indagare i cambiamenti e arrivare alle loro conclusioni hanno riguardato quanto avvenuto tra il 1982 e 1984 con un sollevamento del suolo a Pozzuoli, vicino al centro della Caldera, di 178 cm; un cedimento del terreno di 93 cm nel ventennio tra il 1985 e il 2005 e un sollevamento del suolo di 118 cm tra il 2005 e novembre 2023. Gli eventi sismici e l'energia rilasciata evidenziano che "le posizioni sismiche a doppia differenza e le concentrazioni del rilascio di energia sismica hanno rivelato orizzonti impermeabili che corrispondono alla roccia di copertura e alla base autosigillata del sistema geotermico a profondità di 1,5 e 3 km", spiegano i ricercatori.
Cosa avviene nel sottosuolo
La maggior parte dei terremoti è avvenuta a profondità inferiori a 3 km perché la fragile crosta superiore si sarebbe allungata su una zona di pressurizzazione che si trova sotto il sistema geotermico. Questi diversi livelli sono determinanti nei movimenti verticali e nella sismicità nei Campi Flegrei "e sono presenti in diversi sistemi vulcanici caratterizzati da alte temperature e da circolazione dei fluidi. Quello più superficiale previene almeno in parte la dispersione dei fluidi idrotermali verso la superficie, fluidi che hanno un ruolo significativo nell'innesco della sismicità", ha spiegato il prof. Stefano Carlino, ricercatore dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv e coautore dello studio.
Il tema del sollevamento del terreno
Quando invece ci si trova sotto il livello più profondo (quindi sotto i 3 km), ecco che le rocce diventano più fragili e tendono a rompersi più facilmente quando avvengono i terremoti. L'esperto spiega che è da questa zona che si accumulano i fluidi e il magma che determinano l'aumento della pressione e il sollevamento del suolo. Ma per quanto altro tempo potrebbe continuare questo sollevamento? "Fino a quando lo stiramento della crosta consentirà il maggiore deflusso di gas in superficie, con conseguente depressurizzazione della sorgente del sollevamento, come pensiamo sia avvenuto durante la fase terminale della crisi bradisismica del 1982-1984, iniziata con lo sciame del 1° aprile 1984", ha dichiarato il professor Nicola Alessandro Pino, ricercatore dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv e coautore dello studio.
Cosa avviene dal 2005
Rispetto a quanto avvenuto nel biennio '82-'84, la fase che è in corso dal 2005 concentra la maggiore sismicità nell'area a est di Pozzuoli e al di sotto dell'area Solfatara-Bagnoli. Secondo i ricercatori, è questo il segnale che negli ultimi anni il magma sia risalito soltanto in questo settore "dove il nostro studio ha evidenziato un innalzamento della profondità della transizione delle caratteristiche delle rocce da fragili a duttili", ha aggiunto all'AdnKronos Stefania Danesi, ricercatrice della Sezione di Bologna dell'Ingv e primo autore dello studio.
Il collega londinese Christopher Kilburn, professore dell'University College of London (Ucl) e co-autore dello studio, ha spiegato che il suolo innalzato sui Campi Flegrei
negli ultimi anni favorisce "lo stiramento e l'eventuale rottura parziale della crosta. Questo processo facilita il passaggio dei fluidi accumulati nel sottosuolo e quindi una perdita di pressione in profondità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.