Avevano occupato abusivamente un edificio dell'Università di Bologna da ormai un paio di mesi, a quanto pare impedendo di accedervi a chiunque non ne condividesse le rivendicazioni. E dopo lo sgombero effettuato nelle scorse ore dalla polizia, avrebbero insultato e minacciato di ritorsioni le forze dell'ordine, annunciando battaglia. Questo è quanto avvenuto nel capoluogo dell'Emilia - Romagna, ad opera del collettivo studentesco "Cambiare Rotta". Gli attivisti di sinistra si erano insediati all'interno dello stabile per protestare, chiedendo un intervento per assicurare (nei limiti del possibile) condizioni migliori per gli studenti alla luce del carovita. Istanze certamente condivisibili sulla carta, non fosse stato però per i metodi drastici e discutibili adottati per tentare di raggiungere l'obiettivo: già due mesi fa i manifestanti non trovarono altro di meglio che occupare lo spazio universitario di via Filippo Re, trasformandolo di fatto in un bivacco e lasciandolo a quanto sembra (stando se non altro a quanto segnalato da alcuni testimoni) in uno stato di degrado tutt'altro che marginale.
Una situazione che alla lunga rischiava di penalizzare ulteriormente anche gli altri iscritti dell'ateneo, che non potevano loro malgrado disporre di quell'area nonostante il pagamento della retta universitaria. E quando il rettore si è rivolto ai tutori dell'ordine, non sono mancati momenti di tensione fra i membri del collettivo e i poliziotti. Gli agenti sarebbero stati in particolare bersaglio di insulti e minacce da parte degli occupanti solo per aver svolto il proprio lavoro. Lo scontro è se non altro stato evitato, ma il collettivo non avrebbe intenzione di demordere e dopo lo sgombero ha già annunciato il "contrattacco".
Le minacce velate del collettivo
In una nota pubblicata su Facebook, i membri del collettivo scrivono di essersi svegliati con la polizia dentro l’università in assetto antisommossa per sgomberare "Base Rossa". Per questo, dopo lo sgombero, sarebbero andati davanti alla sede rettorato per chiedere risposte in merito all'intervento. Continuano a quanto pare a chiedere "più fondi al diritto allo studio meno alla guerra, misure di contrasto al carovita tramite un piano di costruzione di studentati che garantisca l’equo canone, una ricerca realmente pubblica e non svenduta al privato, la garanzia di spazi di agibilità politica in università per studenti e lavoratori" . Più che arrivare ad un confronto civile però, sembrerebbero più propensi a portare a compimento nuove occupazioni, nelle prossime settimane. E a rimarcare la loro posizione, i membri di Cambiare Rotta hanno avanzato quelle che suonano alla stregua di vere e proprie minacce, promettendo battaglia.
"Quanto accaduto mostra chiaramente quelli che sono gli spazi di dissenso in questa università: la polizia usata come lunga mano nella gestione dei rapporti con chi si organizza per colpire questo modello di università marcescente, che ha smesso di essere un luogo di emancipazione sociale per sostenere il profitto privato sulla nostra pelle - si legge - l'occupazione non è stata che uno dei primi passi del contrattacco contro questo modello di università e contro il massacro sociale che le classi dirigenti stanno preparando per le classi popolari, con l'economia di guerra ed il carovita."
E segue la minaccia: "La lotta non si ferma: il rettore dovrà rispondere di questo sgombero e di aver trattato le mobilitazioni studentesche come un mero problema di ordine pubblico.
Di fronte all’ingresso della polizia in università, noi promettiamo che questo sarà un anno di lotta e che la caduta della prima base rossa studentesca non sarà che l’inizio della seconda. Ci stiamo organizzando per non lasciare nessuno spazio ad un modello università retrivo e marcescente. Inizia il contrattacco”- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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