I punti chiave
Martina Meucci dovrà scontare nel carcere di Pisa la pena di quattro anni e otto mesi per il reato di omicidio stradale. La donna, quasi sei anni fa, nella notte tra il 23 e il 24 settembre 2017, era alla guida di un’auto di grossa cilindrata noleggiata insieme all’amica Giada Russo. La Porsche andò a sbattere contro un albero ad alta velocità dopo un sorpasso azzardato provocando la morte sul colpo della ragazza posizionata sul sedile al fianco del guidatore. Giada Russo fu sbalzata fuori dall’abitacolo andando a sbattere la testa. Per Martina Meucci sono scattate le manette dopo la sentenza emessa dalla procura della Repubblica presso la Corte d’Appello di Firenze.
L'incidente
Quella notte di settembre, l’auto sfrecciava a 130 chilometri orari sulla strada tra Donoratico e San Vincenzo, a Livorno. Al volante, pur non avendo la patente, c’era l’allora 19enne Martina Meucci; al suo fianco una delle sue migliori amiche, Giada Russo che di anni ne aveva 21. Le due ragazze avevano fatto una bravata. Mostrando la patente falsa di Martina Meucci avevano noleggiato una Porsche molto potente con l’obiettivo di scorrazzare in giro per Livorno provando il brivido della velocità. Una manovra incauta provocò il fatale incidente che è costato la vita a Giada Russo e il processo a Martina Meucci che oggi ha 25 anni.
La sentenza
Da quasi sei anni è in corso il procedimento giudiziario nei confronti della ragazza che guidava l’auto. In primo grado, con il rito abbreviato, la donna era stata condannata a sette anni di reclusione. Poi, in secondo grado la pena è stata ridotta. Come riporta il quotidiano Il Tirreno, gli inquirenti hanno scoperto durante le indagini che Martina Meucci aveva l’abitudine di noleggiare macchine molto potenti. Questa operazione l’effettuava esibendo una patente fasulla, mai conseguita. Quel giorno tragico, insieme a lei, c’era Giada Russo, la quale certo non immaginava che quella corsa in auto potesse risultarle fatale.
La reazione
Dopo la condanna di Martina Meucci, la sorella di Giada Russo, Chiara, ha pubblicato un post sul suo profilo Facebook commentando la sentenza della Corte d’Appello.
“Non ci sono parole che possano esprimere ciò che mi è scoppiato dentro – ha scritto – uno scontro tra la gioia di aver reso giustizia a lei e il dolore riemerso del trauma vissuto. Una cosa la posso dire può finalmente riposare in pace, lo aspettavo da cinque anni”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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