Quel mega graffito all'università che smaschera l'ipocrisia del collettivo

Dopo aver vandalizzato in segno di protesta gli spazi dell'università di Bologna, un collettivo ha attaccato la direzione universitaria per aver rimosso i murales, imbrattando di nuovo le pareti. Il gesto degli studenti di sinistra non sarebbe però piaciuto nemmeno a chi li sosteneva

La nuova scritta apparsa sull'edificio dell'università di Bologna nelle scorse ore
La nuova scritta apparsa sull'edificio dell'università di Bologna nelle scorse ore

Qualche giorno fa avevano letteralmente coperto di graffiti il muro esterno di un edificio universitario, in aperta protesta contro il governo Meloni e le istituzioni per la strage di migranti avvenuta a Cutro il mese scorso. E dopo essersela presa con la direzione dell'università di Bologna, "colpevole" nei giorni seguenti di aver riportato la parete in una situazione di decoro cancellando i murales non autorizzati (facendo quindi rispettare la legge) ieri hanno nuovamente vandalizzato gli spazi universitari con nuove frasi. Questa la protesta a dir poco surreale (nonchè di dubbia efficacia) portata avanti nelle scorse ore da alcuni esponenti del Collettivo Universitario Autonomo di Bologna. Tutto è iniziato la scorsa settimana, quando il collettivo di sinistra aveva manifestato realizzando una serie di graffiti a tutta parete: "Per un mondo senza confini", la frase che si estendeva per metri, accanto al simbolo della formazione di estrema sinistra dell'ateneo e di altre frasi.

Al netto del fatto che si trattasse in teoria di un'azione tutt'altro che legale, la porzione di parete imbrattata era decisamente troppo estesa per far sì che l'università potesse far finta di nulla ed evitasse di rumuoverla. Il collettivo non ha però voluto sentire ragioni, attaccando i vertici dell'ateneo. "La scorsa settimana da Bologna a Cutro si è alzato un grido unico e potente: i muri della zona universitaria parlavano di un mondo senza confini, di anti-razzismo, di solidarietà - si legge in una nota surreale pubblicata nella pagina Facebook del collettivo - l'Università di Bologna ha deciso di cancellare quelle scritte, di zittire le nostre voci ancora e ancora. Questa volta però non ha cancellato e zittito “solo” le istanze di migliaia di studentesse, ma anche le morti in mare di più di 70 persone e di tutte coloro che partono in cerca di una vita degna di essere chiamata tale e vengono uccise da un sistema violento, che non lascia scampo".

E per tutta risposta, nelle scorse ore hanno vandalizzato di nuovo le pareti. "Noi non lasceremo che tutto ciò venga “invisibilizzato”, dimenticato - il nuovo attacco degli studenti di estrema sinistra - abbiamo scritto nuovamente "Stop Confini - le morti di Cutro non si cancellano” per far in modo che la zona universitaria continui ad esprimere il proprio dissenso e la propria rabbia su quanto accaduto". Una nuova azione che sembrerebbe però essersi ritorta contro gli stessi autori, visto che non parrebbe aver trovato apprezzamento unanime nemmeno sulle pagine social dello stesso collettivo. Dove non sono mancati commenti di utenti volti a smascherare una certa ipocrisia di fondo ravvisata a loro detta nei membri del Cua bolognese.

"In teoria siete tutti anti-razzisti - il commento provocatorio di un utente su Facebook - poi quando un arabo o un bengalese chiede una stanza in affitto, nel 90% dei casi dite loro di aver scelto un'altra persona alla quale affittarla".

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