Alfonso De Martino, l'angelo della morte tra Satana e vendetta

Alfonso De Martino è stato condannato all’ergastolo per le morti di tre pazienti, avvenute tra il 1990 e il 1993, ma il bilancio potrebbe essere decisamente superiore

Alfonso De Martino, l'angelo della morte tra Satana e vendetta
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Negli ultimi trent'anni in Italia sono stati registrati sei casi di angeli della morte, quella particolare categoria di serial killer che si riscontra nell'ambiente medico e/o ospedaliero. Una delle storie meno note è quella di Alfonso De Martino, ribattezzato dalla stampa "l'infermiere satanico" e riconosciuto colpevole di tre omicidi tra il 1990 e il 1993. Per un quarto decesso fu prima condannato e poi assolto. Ma secondo molti esperti - polizia ma anche colleghi - il bilancio potrebbe essere decisamente superiore, considerando i diciassette anni di carriera come infermiere.

La passione per l'esoterismo

Classe 1943 di Salerno, Alfonso De Martino inizia a svolgere la professione di infermiere negli anni Settanta. Sposato e padre di due figli, si fa notare per la sua dedizione al lavoro, che lo porta ad affrontare con una certa regolarità i doppi turni. Ma non solo. C'è anche un altro lato del campano che non passa inosservato: la sua passione per l'esoterismo.

Alfonso De Martino si reca nell'ospedale di Albano Laziale vestito completamente di nero, indossando anelli e ciondoli con evidenti simboli satanici. Uno stile - ma anche un atteggiamento - ambiguo che presto innesca l'antipatia tra i colleghi. "Iettatore" e "menagramo", alcune delle definizioni riportate da Ruben De Luca nel suo "Serial killer". Con il passare dei mesi, viene indicato come un uomo "strano", da qualcuno persino pericoloso.

Scommesse sulle morti, furti e aggressioni

Passano gli anni, ma Alfonso De Martino continua a tenere un comportamento piuttosto controverso. Dalle immagini diaboliche scarabocchiate ai disegni ricchi di simbologie sataniche, passando per le "previsioni" delle morti. L'infermiere infatti pronostica i decessi nell'ospedale di Albano Laziale, fino a goderne in caso di "successo". Qualcuno riferirà persino di scommesse clandestine con i colleghi sulla morte dei pazienti del suo reparto.

E ancora, furti e ruberie. Alfonso De Martino viene infatti accusato di furto di denaro o di altri preziosi da alcuni pazienti e dai loro familiari. Viene inoltre pizzicato a rubare materiale medico (garze, siringhe e così via) e medicinali. Un primo segnale d'allarme è datato 1983: l'infermiere salernitano aggredisce un collega senza un motivo e tenta di strangolarlo. Necessario l'intervento della polizia per ripristinare la normalità.

Alfonso De Martino, l'infermiere satanico

Alfonso De Martino si trasforma nell'"infermiere satanico" nel 1990, quando decide di soddisfare i suoi desideri di morte. Per compiere i suoi delitti nel reparto di medicina generale dell'ospedale di Albano Laziale, l'angelo della morte salernitano usa una miscela di Pavulon (farmaco miorilassante a base di curaro) e Citrosil (un comune disinfettante). Tre moventi lo avrebbero spinto a uccidere: derubare i pazienti, ottenere poteri speciali secondo il credo satanico e vendetta nei confronti di chi aveva un conto in sospeso.

Il cammino criminale di Alfonso De Martino si interrompe il 26 giugno del 1993, data dell'arresto. Qualche mese prima, il 17 febbraio, l'infermiere era stato pizzicato da una dottoressa del nosocomio che lo aveva visto immettere sostanze non prescritte dai medici nella flebo di Enrico Tabacchiera, paziente malato in fase terminale di tumore cervello morto pochi minuti dopo. Sempre il 17 febbraio era morto il suo compagno di stanza, il sessantenne Ludovico Moretti, sofferente di epilessia.

La condanna

Gli inquirenti accendono i riflettori sul passato di Alfonso De Martino e analizzano le cartelle cliniche dei pazienti deceduti dal 1990 nel suo reparto. Spuntano un centinaio di persone, ma il conto viene circoscritto a una decina. Svolti gli esami autoptici del caso, vengono segnalati quattro casi sospetti (da uno verrà scagionato). Viene esclusa la pista economica, mentre non spuntano prove a certificare senza ombra di dubbio l'appartenenza a una setta. Dal canto suo, l'infermiere salernitano si professa innocente e arriva a negare la passione per il satanismo.

Il 9 marzo del 1995 Alfonso De Martino viene condannato all’ergastolo, a un anno di

isolamento e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. La sentenza viene confermata in secondo grado e in Cassazione: senza frutti la battaglia condotta dall'avvocato Carlo Taormina per richiedere la revisione del processo.

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