"La legge c’è, va applicata. I ragazzi hanno tutto diritto di tornare a casa, dopo aver lavorato. Quando non succede, abbiamo un ergastolo di dolore, giorno per giorno. Luana? Non mi accontento dell’omicidio colposo". Lo ha detto Emma Marrazzo, a margine di un incontro sulla sicurezza sul lavoro promosso a Pistoia dall'amministrazione comunale di centrodestra e diretto agli studenti e alle studentesse degli istituti professionali del territorio. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Nazione, la madre di Luana D'Orazio ha partecipato all'iniziativa insieme allo scrittore Raffaele Bortoliero, che ha presentato nell'occasione il suo libro "Non si può morire di lavoro".
Uno dei capitoli del testo è dedicato proprio alla vicenda della ragazza, con Marrazzo che già all'uscita del tribunale di Prato (sul finire dello scorso ottobre) aveva lasciato intedere nemmeno troppo velatamente di essere in disaccordo con la sentenza pronunciata dal giudice, che considerava evidentemente troppo mite. E a distanza di settimane, non sembra affatto aver cambiato idea, per una storia che ad ogni modo non è ancora finita. Com'è noto la giovane operaia che viveva ad Agliana (una cittadina della vicina provincia di Pistoia, in Toscana) morì il 3 maggio del 2021 a soli ventidue anni, schiacciata in un macchinario dell'impresa "Orditura Luana" di Montemurlo (una realtà comunale della provincia pratese) nella quale lavorava, lasciando un figlio di sei anni. Lo stesso mezzo al quale secondo l’accusa erano state disattivate le protezioni antinfortunistiche. Luana Coppini e Daniele Faggi, rispettivamente titolare e responsabile de facto dell'azienda, avevano avanzato tramite l'assicurazione della ditta una proposta risarcitoria ammontante a circa un milione di euro alla famiglia della ragazza.
E il giudice ha accolto la richiesta di patteggiamento subordinandola all'erogazione del risarcimento (e ad una sanzione da circa 10mila euro) condannando poi a due anni di reclusione Coppini e ad un anno e sei mesi Faggi con la condizionale. Un provvedimento che la madre di Luana non aveva affatto gradito, al punto da lanciare un appello nelle ore successive al presidente del consiglio Giorgia Meloni.
Durante l'udienza è stata discussa anche la posizione del terzo imputato, ovvero Mario Cusimano: il tecnico manutentore che si occupava di verificare l'efficienza dell'orditoio in questione aveva deciso già qualche settimana fa di scegliere il rito ordinario e adesso andrà a processo. Esattamente come la società dell'orditura, che sarà processata in qualità di persona giuridica. L'iter giudiziario andrà quindi avanti e a breve potrebbero esserci ulteriori novità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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