"Ucciso perché pro-aborto". La nuova pista sul "cold case" del primario di Modena

Il professor Giorgio Montanari, primario di Ginecologia del Policlinico di Modena, fu ucciso con 7 colpi di pistola nel 1981. Quarantadue anni dopo l'omicidio, il colpo di scena: ci sono degli indagati

L'auto del professor Montanari all'indomani dell'omicidio
L'auto del professor Montanari all'indomani dell'omicidio
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Per ben 42 anni l'omicidio del professor Giorgio Montanari, il primario del reparto di Ostetrico-ginecologia del Policlinico di Modena che fu freddato con 7 colpi di pistola nel gennaio del 1981, è rimasto impunito. Ma ora si profila una possibile svolta nel cold case: nei giorni scorsi, la procura del capoluogo emiliano ha aperto un nuovo fascicolo d'inchiesta ipotizzando una pista interna all'ambiente ospedaliero. Gli inquirenti non escludono che il delitto sia legato alle posizioni progressiste del medico sul tema dell'aborto. Non è tutto. Secondo quanto riporta Il Messaggero, nel registro degli indagati ci sarebbero già dei nomi.

La nuova inchiesta

Al centro della nuova inchiesta ci sono le lettere minatorie che Montanari aveva ricevuto mesi prima di essere ammazzato. Erano gli anni delle polemiche sulla legge 194, che sancì il diritto di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni di gestazione (fu approvata il 22 maggio del 1978). Il primario decise di lasciare libertà di coscienza ai propri collaboratori. Una disposizione che finì per generare tensioni e malcontenti all'interno dell'ospedale. Tra le missive spedite all'indirizzo del medico, ora al vaglio della procura modenese, vi furono anche alcune buste contenti proiettili. Su tutte, una lettera non passò inosservata: il professore venne accusato di non saper gestire bene la clinica. Un avvertimento del killer? Chissà. Fatto sta che, dopo 40 anni, adesso quelle tracce scritte sono sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti.

L'omicidio

Giorgio Montanari fu ucciso attorno alle ore 20 dell'8 gennaio 1981 nel parcheggio del Policlinico di Modena. Il primario si era appena messo al volante del suo maggiolino verde, quando il killer aprì il fuoco: sette colpi, di cui due letali al petto e a una spalla. A soccorrere il medico fu una collega che, peraltro, intravide nella penombra la sagoma dell'assassino. Sulla scena del crimine furono trovati i proiettili, forse di una calibro 45, ma nessuna traccia dell'omicida. Le indagini furono chiuse nel 1991, senza nessun colpevole, e poi riaperte nel 2017 per volontà dell'allora procuratore di Modena Paolo Giovagnoli. Tutte le piste, però, si rivelarono un binario morto.

La vedova del primario: "Ci ho sempre sperato"

Un cold case italiano, quello del primario, mai finito nel dimenticatoio. Non di certo per la vedova del professor Montanari, Pina Ponti, che da 42 anni si batte per ottenere giustizia.

E ora che si profila una possibile svolta sull'omicidio del marito, tira un sospiro di sollievo: "Ci ho sempre sperato", dice a Il Gazzettino. Nel registro degli indagati ci sarebbero dei nomi e alcuni persone sono già state sentite in procura. Chissà che non sia la volta decisiva: l'assassino potrebbe avere i giorni contati.

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