40 profughi in arrivo nel paese di 250 abitanti. Il sindaco: “Così il territorio muore”

Malborghetto-Valbruna chiamato a ospitare i rifugiati nelle sue strutture. Il primo cittadino protesta: “Qui la gente è preoccupata”

40 profughi in arrivo nel paese di 250 abitanti. Il sindaco: “Così il territorio muore”

Immaginate che, da un giorno all’altro, Milano sia chiamata a ospitare 200mila profughi. Con le dovute proporzioni, è quanto è chiamato a fare Malborghetto-Valbruna, paesino di 250 abitanti in provincia di Udine, prossimo ad accogliere 40 immigrati. Il sindaco Boris Preschern, al Giornale.it, si dice preoccupato: "Sono indipendente eletto con una lista civica, non ho la tessera di alcun partito, con questi provvedimenti uccidono il turismo e lo sviluppo economico”.

Sindaco, è pronto per l’emergenza?

"E come si fa ad esserlo? Amministro un piccolo paesino con poche centinaia di abitanti e da un giorno all’altro, senza alcun preavviso, ricevo la telefonata del Prefetto di Udine che mi informa che sono obbligato a ospitare 40 profughi. E la popolazione di Malborghetto è di 250 abitanti. Fate voi…"

Ma strutture a sufficienza ne avete?

"Questo sì, ed è proprio il motivo per il quale hanno scelto noi e altri comuni. Ma così facendo si uccide un territorio che negli ultimi anni, turisticamente, è cresciuto moltissimo. Gli investimenti degli albergatori hanno contribuito allo sviluppo economico della zona, che ora – dopo un’impennata degli affari – rischia di infossarsi per colpa di questa scelleratezza. Le colonie di mare e di montagna pagano (e pagheranno) un conto salato per queste politiche sbagliate"

E così, da un giorno all’altro, vi piombano in casa 40 ospiti. Viste le dimensioni del paese, è un arrivo di massa, un’invasione. La gente come l’ha presa?

"Male. Ma, d’altronde, come dargli torto? Qui la comunità è molto conservatrice e una cosa del genere è un vero e proprio terremoto. Le persone sono preoccupate. Oggi è apparso uno striscione molto duro in paese che la polizia ha prontamente ritirato. Tira una brutta aria. C’è modo e modo di fare e cose: questo è quello sbagliato. Le faccio io una domanda: destinare i bisognosi a chi ha le strutture senza però un’accurata analisi del contesto sociale ha senso secondo lei?"

Per niente. Sa, almeno,quando arriveranno?

"No, non mi hanno detto nulla, se non che siamo in piena emergenza e che io e i privati che gestiscono le strutture dobbiamo tenerci pronti"

Già se il numero di profughi fosse minore…

"Ecco, questo è il punto della questione. Io non voglio far polemica e lamentarmi per il gusto di farlo o per fini politici: non sono razzista e non sono contro gli immigrati, sia ben chiaro. Dico solo che il metodo adottato è inaccettabile. Sono disposto ad accogliere i bisognosi, ma con buon senso. Non chiudo le porte in faccia a nessuno, ci mancherebbe. Ma quello che ci viene chiesto è una follia: 40 persone in un paese di 250 abitanti è troppo, e non ci vuole un genio per capirlo. Il numero va ridotto, basterebbe usare un po’ di raziocinio"

Che finora è mancato. La colpa di chi è?

"Non so bene cosa pensare e preferisco non fare nomi, ma punto il dito contro quelle organizzazioni che dialogano con le Prefetture, che poi prendono queste misure folli e controproducenti"

E la Regione?

"Ho chiesto e ottenuto un colloquio con il presidente Serracchiani, che incontrerò giovedì insieme ad altri amministratori. Spero di avere le risposte e l’aiuto di cui ho bisogno. Altrimenti, saremo lasciati a noi stessi a far fronte a una situazione ben più grossa di noi"

Ha un messaggio per il governo?

"Sarò breve. Innanzi all’emergenza, per di più aggravata dalla crisi in Libia, è l’ora di cambiare le politiche di accoglienza, irrigidendole.

Mi spiace dirlo, ma è necessario ridurre il flusso di immigrati. In situazioni estreme e caotiche come quella attuale bisogna prendere decisioni drastiche, “chiudersi”. Poi, fosse per me, accantonerei Schengen e ristabilirei i confini in tutt’Europa".

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