Solo un elettore su dieci ha votato per i partiti che governano a Berlino con Olaf Scholz. Il giorno dopo delle elezioni regionali in Sassonia e Turingia non si discute solo dell'affermazione storica di AfD nei due länder, ma soprattutto di come il cancelliere, uscito indebolito, proverà a portare a termine regolarmente il proprio mandato. I cinque milioni di elettori andati al voto sono certamente una minima parte rispetto ai 61 milioni dell'intero paese, ma il dado evidentemente è tratto. Non solo per la prima volta in Germania una formazione di estrema destra risulta il primo partito alle regionali, ma mai i partiti al governo federale avevano registrato perdite così ingenti.
Da un lato l'estrema destra di AfD che conferma di avere «un chiaro mandato per governare», anche se è improbabile che guidi un esecutivo, dal momento che tutti gli altri partiti se ne terrebbero fuori. Lo ha detto apertamente il co-leader nazionale dell'AfD, Tino Chrupalla, secondo cui «una cosa è molto chiara, la volontà degli elettori è che ci sia un cambiamento di politica». Non solo un voto di protesta, dunque, ma la decisione di molti giovani elettori di credere alle proposte avanzate da AfD senza considerarlo un partito estremista.
Dall'altro la richiesta a Scholz dei cristiano-democratici guidati da Frierich Merz di un repentino cambio di passo: «Il governo deve correggere radicalmente la sua politica, soprattutto in materia di immigrazione: la questione numero uno deve essere la limitazione dell'immigrazione ai confini nazionali della Germania e le espulsioni. Se il governo non è disposto a farlo, dovrà sopportarne le conseguenze», una delle quali potrebbe essere il cambio al vertice.
Tra i papabili c'è il ministro della difesa Boris Pistorius ma soprattutto il ministro presidente della Baviera, Markus Söder (Csu) che ha già detto, nel caso, di non potersi sottrarre «all'assunzione di responsabilità per il nostro Paese». Questa volta rispetto al 2021 c'è un unico asse, ha spiegato Söder, formato con Merz: «La Cdu e la Csu sono più unite che mai». Ma lo spazio di manovra per i popolari non è poi così ampio, per cui se intenderà governare in Sassonia e Turingia difficilmente potrà evitare una coalizione con l'alleanza di centrosinistra di Bsw e farlo nell'anno che precede le elezioni politiche potrebbe essere un rischio elettorale.
Nel frattempo le pressioni sul cancelliere si moltiplicano, anche dall'interno, con Scholz che viene definito «il volto del fallimento». A dirlo è il responsabile giovanile della Spd, Philip Thurmer, secondo cui non è automatica la candidatura di Scholz a cancelliere l'anno prossimo, posizione che verrà ribadita al congresso nazionale. Gli vengono imputate scelte economiche sbagliate, l'eccessivo noviziato dei verdi alleati nella coalizione, la non capacità di reagire dopo la crisi energetica, l'eccessiva tolleranza sul fronte immigrazione, figlia delle scelte merkeliane dell'ultimo decennio.
Il cancelliere socialista prova a difendersi, sostenendo che la Germania «non può e non deve abituarsi a questo e che AfD sta danneggiando la Germania, sta indebolendo l'economia, dividendo la società e rovinando la reputazione del nostro Paese».
Gli elettori non sembrano credergli, anche perché nell'ultimo triennio la fiducia dei consumatori è crollata, gli investimenti si sono indeboliti e l'economia ha registrato una performance nettamente inferiore rispetto ad altri paesi, come ad esempio l'Italia, con la spada di Damocle
dei possibili licenziamenti di massa alla Volkswagen.Il quadro sembra identico a quello francese di tre mesi fa: elezioni regionali a sorpresa che portano elezioni anticipate. E tra due settimane si replica in Brandeburgo.
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