Alatri, il massacro di Emanuele iniziato con un una lite per due euro

Gli inquirenti ricostruiscono la notte dell'omicidio di Alatri grazie ai racconti dei testimoni: la lite tra Emanuele e il branco che lo ha massacrato sarebbe iniziata da due euro

Alatri, il massacro di Emanuele iniziato con un una lite per due euro

A scatenare la furia del branco che ha massacrato Emanuele Morganti ad Alatri è stata una lite per due euro.

La dinamica di quella tragica notte si fa sempre più chiara grazie ai verbali dei testimoni. E la morte del 20enne sempre più assurda. Tutto sembra essere iniziato al bancone del Mirò, il locale dove il ragazzo si trovava con la fidanzata Ketty. I due avevano ordinato quattro shot di Tequila.

La barista, Agnese Mannino, racconta: "A un tratto si avvicina al bar un ragazzo. Mi mostra 2 euro e mi chiede da bere. Dico che al massimo posso dargli una Lemonsoda. Vuole un cocktail. Dice di avere già speso cento euro". Nel frattempo, Emanuele e Ketty sono al bancone, "aspettando sale e limone per la Tequila". Agnese per placare il nuovo arrivato si volta per preparargli un "cocktail molto diluito".

È la cassiera, Sharon, che vede il resto: "L’“albanese” (che in realtà è un italiano, Memmo Paniccia ndr.) lo spintonava per guadagnare il bancone. Emanuele mi guardava, stupito". Quando la barista si gira vede i due "strattonarsi a vicenda. Poi l’“albanese” prende il portatovaglioli del bancone e lo lancia a Emanuele. Poi prende una bottiglia".

A questo punto interviene la testimonianza della ragazza di Emanuele, Ketty: "Il mio ragazzo reagisce e lo allontana. Subito interviene un amico dell’“albanese” che aggredisce Emanuele con calci e pugni. È un buttafuori. Prima fa per dividerli. Poi urla “Al banco, al banco” e arrivano tre buttafuori. Ma invece di dividerli cominciano a picchiare con calci e pugni il mio ragazzo, costringendolo in un angolino, dietro la colonna, dove l’ho visto accasciato per terra, e poi portarlo fuori".

Ma Emanuele non ci sta a farsi trattare così e si mette a discutere con i buttafuori che lo hanno trascinato fuori dal locale e con i loro amici. Tra questi ultimi ci sono anche i due fermati, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. Emanuele "chiede spiegazioni perché lo avessero buttato fuori visto che non era lui a dare fastidio", ha raccontato Sofia, amica di Emanuele. "Emanuele aveva la maglia strappata e un po’ di sangue dalla bocca. Palmisani gli ha dato uno schiaffo in faccia. Castagnacci un altro", aggiunge il cugino del 20enne.

"A quel punto un buttafuori tira fuori il manganello e lo colpisce più volte", a parlare è Gianmarco Ceccani, l'amico che ha cercato di salvare Emanuele dal barbaro pestaggio, che si frappone tra il giovane e i buttafuori. Un'occasione che Emanuele coglie per fuggire. Sofia ricorda di averlo visto "sganciarsi dal buttafuori, e colpito al volto, tenta di guadagnare l’uscita della piazza".

Ma i suoi aggressori non lo lasciano andare. Invece di finirla lì i buttafuori lo raggiungono. Con loro ci sono anche Franco Castagnacci, il padre di Mario, e Paolo Palmisani "armato di una chiave per sbullonare le ruote". Poco prima Sofia lo aveva sentito dire: "Ah sì? Mo’ ci penso io". Anche la sua ex ragazza, Rita Rossi, ha testimoniato di averlo visto "allontanare da sé la ragazza che non voleva fargli aprire lo sportello della macchina. Gridare che doveva prendere la pistola". "Era sicuramente fuori di testa - aggiunge Rita - Quando siamo stati insieme assumeva cocaina. Ha afferrato un tubo. Forse lo sbullonatore, lo aveva già preso altre volte mentre litigava".

La lite inizia a prendere una brutta piega e gli amici di Emanuele intervengono ancora. Il ragazzo scappa dalla piazza, ma poi, preoccupato per Ketty, torna a cercarla. Quando il branco dei due fratellastri lo vede di nuovo sulla piazza si scaglia in massa contro il 20enne. Nella piazza c'è ancora l'amico Gianmarco, che si accorge di "una decina di ragazzi che insegue Emanuele e lo tempesta di calci e pugni" e corre subito in suo aiuto.

"Vedo che qualcuno gli dà un pugno dietro la testa. Emanuele cade in avanti. Sbatte la testa sul cofano di un'auto. Rimbalza e cade a terra esanime - ricorda Gianmarco - Riesco a raggiungerlo e soccorrerlo.

Nel frattempo il gruppo si accaniva non solo su di me ma anche su Emanuele a terra, con calci e pugni. Provo a reagire. Non tanto per proteggermi. Ma per proteggere lui".

Purtroppo però non ci riesce. Sono dieci contro uno. E lo uccidono.

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