Che d'estate faccia caldo lo constatiamo ogni anno. Da qualche tempo, però, una speculazione politica sfrutta le giornate più torride per consolidare logiche emergenziali assai pericolose.
Intorno al cambiamento climatico è stata costruita una retorica efficacissima, soprattutto nei riguardi dei più giovani: particolarmente esposti all'indottrinamento. Non soltanto ci viene presentato un pianeta sull'orlo del precipizio, ma per giunta s'intende chiudere la bocca a chiunque sulla base di ricerche e analisi scientifiche avanzi obiezioni nei riguardi dei dogmi affermati dalla classe governante. E se l'origine antropica dell'imminente distruzione del pianeta è l'ultimo segreto di Fatima dei nuovi fanatici dell'Apocalisse, non ci si deve stupire quando un ambientalista che da trent'anni vive di politica, Angelo Bonelli, sia arrivato a proporre il reato di «negazionismo climatico». Si vuole insomma mettere il bavaglio agli studiosi, che non devono disturbare il manovratore, e per giunta si usa senza vergogna un termine («negazionista», appunto) che fu coniato per indicare chi contestava l'esistenza della Shoah.
L'alleanza tra ideologia, interessi e potere che domina la scena mondiale ha trovato nel clima il miglior pretesto per sospendere le libertà individuali ogni qual volta lo si voglia. Cosa di meglio per politici e grandi imprese che costruire un gigantesco progetto di transizione verde, che permetta ai governanti di gestire dall'alto l'intera economia e consegni alle aziende una parte crescente delle risorse tolte ai contribuenti?
Per fare questo, però, Bonelli e gli altri sanno bene che ogni forma di pensiero critico deve essere censurata. Se ad esempio si scoprisse, come afferma qualche studioso, che non è l'anidride carbonica a far aumentare la temperatura ma l'opposto (è il riscaldamento globale che innalza i livelli di CO2), tutto il castello potrebbe crollare. Per evitare ogni scetticismo si deve allora tornare alle logiche che portarono sul rogo Giordano Bruno e si devono dimenticare secoli di libertà di pensiero.
La parola-chiave è «emergenza». Chi comanda sa bene che se riesce a vendere l'idea che siamo costantemente in situazioni eccezionali, tutto diventa possibile. Come già spiegò Carl Schmitt in celebri pagine, in stato di necessità non resta che il potere nella sua nudità. E così anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel commentare queste giornate di caldo non solo ha ricordato la possibilità di fare ricorso alla cassa integrazione, ma ha chiesto addirittura un protocollo per lo smart working, come durante il Covid-19.
Il
riferimento alla pandemia è rivelatore. Come emergeva nel libro di Roberto Speranza, prima pubblicato e poi subito ritirato, c'è chi ha visto nella pandemia un'opportunità formidabile: e dall'emergenza non vorrebbe più uscire.
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