Almeno nel calcio, l'Europa non ha padroni

Almeno nel calcio, l'Europa non ha padroni

Il calcio europeo non ha un padrone. Inghilterra: Arsenal, Manchester City e Liverpool 20 punti; Chelsea e Tottenham 19. Spagna: Real Madrid 21, Siviglia 20, Barcellona e Villarreal 19, Atletico Madrid 18. Italia: Juventus 21, Roma e Milan 19, Napoli 17, Torino 16. Germania: Bayern 20, Lipsia 18, Hertha Berlino 17, Hoffenheim 16, Colonia 15.

Negli ultimi cinque anni ci eravamo abituati ai domini di poche squadre e non era mai accaduto che in nessuno dei quattro principali campionati europei ci fosse una differenza così numericamente irrilevante tra le prime in classifica e le quinte. Oggi non c'è un solo torneo in cui questa differenza sia oltre i 5 punti. Tra il primo e il secondo posto non ci sono più di due punti. Meno di una vittoria. Praticamente niente.

La scorsa stagione, la Serie A così combattuta per tutto il girone di andata, con Napoli, Inter, Roma e Fiorentina che si erano alternate in testa alla classifica, veniva giudicata combattuta perché più modesta: con il livellamento verso il basso, si diceva, diventa tutto più aperto. E invece la stagione in corso in tutta Europa smentisce i teorici della mediocrità: sono combattuti e aperti anche i campionati più ricchi e completi del nostro.

C'è che l'organizzazione, lo stile di gioco, la tattica, la preparazione fisica, il modo di stare in campo cambiano le prospettive, abbattono le differenze, rendono tutto più difficile per tutti. E spesso valgono più del calciomercato.

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