L'intento era patriottico, diciamo pure protezionistico. Perché è difficile vedere altro nella mossa del Comune di Mondovì, in provincia di Cuneo, che ha imposto a commercianti ed ambulanti di dimostrare la propria conoscenza dell'italiano con tanto di certificato, pena una multa da 75 a 450 euro.
Eppure l'idea non è piaciuta troppo all'Antitrust, che ha subito bloccato la norma giudicandola anticoncorrenziale.
Come spiega la Repubblica, il regolamento di polizia urbana in vigore nel centro piemontese, all'art 66 ter, impone ai commercianti e agli ambulanti stranieri di esibire " un titolo di studio preso in Italia oppure un'altra certificazione rilasciata da enti che il ministero riconosce".
Tuttavia il Garante della Concorrenza ha bloccato l'applicazione della norma, poiché la conoscenza dell'italiano non rientra fra i requisiti richiesti agli ambulanti dalla normativa nazionale. Inoltre la sentenza 98/2013 della Corte Costituzionale stabilisce che la conoscenza del nostro idioma patrio non costituisce "un imprescindibile requisito per avviare l'attività commerciale", sia essa o meno ambulante.
La norma inserita nel regolamento di polizia urbana di Mondovì va infine stralciata poiché presenta ""profili di criticità concorrenziale", con "ingiustificati ostacoli
al libero esercizio dell’attività commerciale, non proporzionati alla tutela degli interessi generali". Come a dire: va bene richiedere la conoscenza dell'italiano, ma questo non può rappresentare un vincolo ineludibile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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