«Arrivano i nostri», deve aver pensato un Enrico Letta tremebondo ma vagamente rassicurato, di fronte all'ultima uscita di Chiara Ferragni sull'aborto. Che la regina di Instagram non si sarebbe più accontentata di pontificare solo di moda era facilmente intuibile e proprio da queste colonne lo avevamo preconizzato. Ora è arrivata la chiamata ufficiale alle armi. Contro la Meloni e in favore del Pd, ovviamente. Una sorta di discesa in campo per l'imprenditrice che da anni, insieme al marito Fedez, si impegna in tutte le battaglie politiche più chic, quelle che piacciono tanto alla gente che piace e che finiscono sulle copertine patinate delle riviste: dall'eroica campagna free the nipple (la libertà di mostrare i capezzoli sui social...) alla difesa del ddl Zan e delle frange più estreme degli attivisti Lgbtq+, ecc. Tutte crociate altamente salottiere e, infatti, l'unica volta che ha criticato Sala per l'emergenza sicurezza a Milano, dopo due giorni ha ingranato la retromarcia.
Questa volta, invece, è partita in quarta per dare manforte ai dem. La macchina elettorale del centrosinistra si è inceppata e serve un testimonial efficace. E chi può influenzare gli italiani più della madre di tutte le influencer? I vuoti vengono riempiti e, nella totale mancanza di leadership, un post della Ferragni fa più baccano di cento comizi. D'altronde lei su Instagram ha 27,7 milioni di follower, Letta non arriva a 100mila. Volete mettere? I 5 Stelle, d'altronde, sono nati dal basso del web, magari il partito dei Ferragnez (ma ormai possiamo parlare di Lettagnez) può sbocciare dall'attico delle vette dei social. Il dna radical chic è perfettamente in linea con la tradizione della sinistra elitaria. Fallita l'utopia del socialismo, si può sempre puntare sulla rivoluzione social(ista), la gauche caviar oggi è molto digital.
Così, lady Ferragni, si è scatenata sul diritto all'aborto che, sia ben chiaro, non è in discussione in Italia. Ma spuntate le ridicole accuse di fascismo, putinismo, deriva autoritaria, assalto alla Costituzione e tutte le catastrofi che possono venirvi in mente - a un mese dal voto -, tutto fa brodo. L'influencer - tra una foto su uno yacht, una in cui reclamizza i prodotti del suo brand e a pochi giorni dallo spericolato selfie sull'orlo del precipizio che ha indignato il web - ha rilanciato un articolo dal titolo chiarissimo: «Fdi ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni». E poi l'appello da barricadera in paillettes: «Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadano».
Infatti non accadono, perché il presupposto è falso. Non solo non è vero che nelle Marche è impossibile abortire ma, secondo gli ultimi dati disponibili (fine 2020), il numero dei medici obiettori di coscienza negli ultimi anni è diminuito. Tutto il resto è speculazione e pregiudizio.
Ma, soprattutto, non è nei programmi della Meloni - e men che meno dei suoi alleati - la volontà di mettere mano alla legge 194. Di questo, alla Che Guevara della Fashion week, interessa poco, perché ogni polemica fa marketing. Però occhio: i follower saranno pure seguaci, ma non sono mica tutti stupidi.
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