Era il 9 gennaio 2020 quando un agente della polfer in servizio a Varese individuò, nel sottopassaggio della stazione, un pluripregiudicato marocchino alterato dall'alcol e armato di coltelli. L'agente, nella necessità di renderlo innocuo, lo atterrò per procedere all'arresto e in quei frangenti lo straniero sbattè il volto e la testa sul pavimento. Il poliziotto, accusato di lesioni personali, falso ideologico e calunnia (reati per i quali è stato riconosciuto colpevole) e di abuso di autorità contro arrestati (accusa dalla quale è stato prosciolto) è stato condannato a un anno e sette mesi di reclusione. I suoi avvocati hanno annunciato che faranno ricorso.
Le accuse di falso ideologico e calunnia sono state mosse al poliziotto per aver scritto nella sua annotazione di servizio che gli infortuni al rachide e alla spalla conseguenti alla colluttazione sono stati causati dalla reazione dello straniero. Seppur sollevato dall'accusa di aver condotto l'arresto in maniera non corretta, per il poliziotto restano comunque le altre accuse. Per lui, il pm aveva chiesto una condanna a 2 anni e 4 mesi di carcere.
I sindacati di polizia, nel confermare la loro piena fiducia nella giustizia, esprimono la loro solidarietà al collega e perplessità per la decisione del giudice. "Cercate di capire lo stato d’animo di un poliziotto, di uno che cercando di fare al meglio il proprio lavoro prende una condanna, spende parecchie migliaia di euro per giustificare un comportamento operativo e si dovrà scontrare con l’ulteriore processo disciplinare", dice Paolo Macchi del Siup a Varese News.
La condanna al poliziotto apre una serie di interrogativi importanti, come sottolinea il sindacalista: "Cercate di capire la preoccupazione e lo svilimento di quanti ogni giorno operano sulle nostre strade e città, pensate a quante volte rifletteranno prima di estrarre il taser o la pistola ed a farne le spese di questa paura saranno prevalentemente i cittadini".
Di più alto tenore le dichiarazioni di Andrea Cecchini di Italia celere: "Attendiamo solo che chi ci chiede tutti i giorni di salvare la gente dalle aggressioni e di assicurare l'ordine e la sicurezza pubblica ci dica come fare. Siamo stanchi di passare per cattivi ed essere condannati.
La responsabilità è dello Stato che non ci fornisce regole di ingaggio e protocolli operativi". Cecchini ha poi aggiunto: "Se non fosse intervenuto, il collega poteva essere morto accoltellato, come altri passanti. Dall'ospedale al tribunale il passo è brevissimo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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