Ben oltre i confini della Basilicata “coast to coast”, Francesco Lence, Emiliano Ragone e Pietro Grassi, tre ragazzi lucani, hanno concluso il “Mongol Rally” approdando, quasi come Marco Polo che arrivò un po' più a sud in Cina, nella capitale della remota Mongolia, Ulan Bator.
Ventisei giorni di viaggio ed 11.500 chilometri di distanza dalla Basilicata fino all'estremo limite dell'Asia (senza passare dalle zone di guerra come Siria e Afghanistan) lo scorso 7 settembre.
L'avventura per i tre amici, che hanno deciso di partecipare al rally, si è conclusa arrivando al traguardo di uno dei più grandi rally del mondo.
Non sono vincitori, perchè il “Mongol Rally” non è una competizione e l'unico premio è la beneficenza. Tutti i veicoli (auto e moto) dei partecipanti, alla fine del percorso, vengono venduti all'asta e il loro ricavato viene devoluto agli indigenti.
Per partecipare, basta avere un'automobile con una cilindrata inferiore ai 1200 cc o una moto con una cilindrata inferiore ai 125 cc e la voglia di avventura.
“Il Mongol Rally – hanno detto i ragazzi partiti dalla Basilicata a "La Gazzetta del Mezzogiorno" – ti cambia giorno per giorno senza che te ne accorga.
Ti fa vivere situazioni e sensazioni al limite del possibile e ti apre i confini rendendoti cittadino del mondo.”La loro Fiat Panda, simbolo della storia industriale automobilistica italiana, è stata donata da una concessionaria di Potenza.
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