Dall’inchiesta sul naufragio al largo della Libia emergono fatti di incredibile violenza. Un ragazzo che tentava di raggiungere con un gommone il peschereccio poi affondato, è stato ucciso per il solo fatto di essersi alzato senza permesso. Il suo cadavere poi è stato gettato in mare.
Prima del viaggio della speranza, quello conclusosi tragicamente con il naufragio, i migranti erano stati stipati in una fattoria vicina a Tripoli. Secondo una prima stima erano complessivamente tra i mille e i milleduecento. Lì hanno atteso alcuni giorni prima di potersi imbarcare sul peschereccio. In quella fattoria sarebbero stati "picchiati selvaggiamente con dei bastoni" perché "non obbedivano agli ordini" dei trafficanti. Le bastonature avrebbero provocato alcuni decessi, altre persone, invece, sarebbero morte di stenti.
Arrivato il giorno dell'imbarco i migranti sono stati portati fino alla costa con dei furgoni e qui trasbordati con un gommone di grosse dimensioni sul peschereccio. Provenivano da diversi Paesi e avrebbero pagato somme molto diverse per il viaggio, che prevedeva l’Italia come destinazione finale. Le somme pagate sono in alcuni casi molto basse (tra i mille ed i 1500 dinari libici) ma raggiungono anche i 7.000 dollari. Non sono chiare le ragioni di tali differenze così rilevanti.
La procura di Catania fa sapere che "ormai è quasi completata la raccolta delle dichiarazioni dei sopravvissuti" al naufragio di sabato scorso. Confermata la dinamica del naufragio, dovuto ad errate manovre del comandante del peschereccio e al sovraffollamento dell'imbarcazione, caricata fino all'inverosimile".
Cristiani gettati in mare, arrestato scafista
Arrestato dalla polizia, in Toscana, il pilota del barcone in viaggio una settimana fa nel canale di Sicilia, e diretto in Italia, su cui, in una lite per motivi religiosi, sarebbero stati lanciati in mare una decina di migranti cristiani da parte di alcuni musulmani.
Il pilota, un senegalese di 26 anni, si stava confondendo con immigrati ospitati in una struttura di accoglienza a Foiano della Chiana (Arezzo). L’uomo sarebbe stato riconosciuto come lo scafista di quel natante di fortuna.
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