"A tua figlia pensa Allah": così magrebino minaccia e perseguita i negozianti

Gli atti persecutori del nordafricano erano già iniziati durante il periodo della precedente gestione del negozio: anche il vecchio proprietario ricorda: "Atteggiamenti strani e provocatori". La donna costretta a uscire solo se scortata dal genitore

"A tua figlia pensa Allah": così magrebino minaccia e perseguita i negozianti

Accusato di atti persecutori nei confronti di una tabaccaia di Feltre (Belluno) e del padre di lei, il marocchino di 32 anni Taoufik Chilali è finito alla sbarra nel tribunale di Belluno con l'accusa di atti persecutori, dopo un lungo periodo di molestie e minacce.

Ad essere presa di mira dal magrebino, secondo quanto riportato dalla stampa locale, il tabacchino di via Dante Alighieri a Feltre, oggi gestito dalla vittima e dal genitore, ma che aveva già subito in più occasioni in passato le incursioni del molesto ed aggressivo nordafricano.

Quando i due nuovi proprietari hanno ereditato la gestione del negozio dal precedente titolare, quest'ultimo li aveva fin da subito messi al corrente proprio degli atteggiamenti del marocchino, sia nei suoi confronti che in quelli dei clienti dell'esercizio commerciale.

Maurizio Zatta, questo il nome del precedente tabaccaio, ha ricordato in un'aula del tribunale di Belluno la ben nota nomea del facinoroso. "Quando c'ero io passava davanti all'attività, non si curava delle persone, sputava per terra. È sempre stato un soggetto particolare con atteggiamenti strani e provocatori", ha raccontato al giudice.

Quando il testimone del negozio è passato ai nuovi titolari, padre e figlia hanno potuto toccare con mano il problema, venendo letteralmente perseguitati fin dal primo giorno.

"Mi minacciava in continuazione facendo il segno della pistola con le mani o del taglio della gola", ricorda impaurita la donna in aula, come raccontato da "Il Gazzettino". "Mi aveva puntata e mi aspettava fuori di casa: mi incuteva timore, tanto che sono stata costretta ad avere con me sempre mio padre, che mi accompagnava e controllava di continuo. Viaggiavo praticamente con la scorta ogni volta", aggiunge.

Una versione corroborata anche dal padre della donna, che ricorda esplicitamente anche un'espressione utilizzata dal nordafricano: "A tua figlia ci penserà Allah", gli aveva ripetuto più volte Chilali, mimando il gesto di un coltello che taglia la gola.

Tanto che lo stesso genitore, in ansia per la donna, aveva sbottato, minacciando a sua volta lo straniero. "Gli dissi: tu non tocchi la mia famiglia, se tocchi la mia famiglia te la devi vedere con me", ricorda l'uomo.

Il marocchino, in un'occasione, aveva addirittura chiesto proprio lui l'intervento delle forze dell'ordine, riferendo di sentirsi minacciato. In quell'occasione Chilali si presentò con dei pantaloncini corti in tabacchino, poi li calò esibendo le parti intime dinanzi agli occhi di alcune clienti, scatenando la reazione dei due proprietari, che furono da lui denunciati per lesioni aggravate. Una tesi smontata da una delle vittime delle volgarità del magrebino, che al giudice ha raccontato ben altro. "Quel giorno il marocchino si era calato i pantaloni e diceva che lui nella sua proprietà poteva fare quello che voleva.

Poi ha chiamato i carabinieri e diceva che lo avevano minacciato con la mazza: ma nessuno aveva visto quella mazza", riferisce.

Per Chilali la richiesta dell'obbligo di presentazione 3 volte a settimana in Psichiatria, di cui il pm Sandra Rossi ha chiesto la convalida. Il procedimento va avanti.

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