"L'organismo dell'Emilia-Romagna è sano, nonostante alcuni raffreddori”. Ha esordito così, oggi, Giuliano Limonte, durante l’ultimo incontro della commissione d’inchiesta regionale istituita per fare chiarezza sul sistema degli affidi dopo lo scandalo scoppiato con i casi dei bambini di Bibbiano. Il neuropsichiatra infantile eletto a presiedere la commissione tecnica voluta dalla Giunta nega che ci siano falle nel sistema affidatario romagnolo. I casi della Val D’enza per i dem, sono solo un errore che non toglie meriti al funzionamento del sistema a livello regionale. Ma chi avrebbe dovuto vigilare su quello spazio di territorio dell’Emilia intrinso di illeciti? Bambini tolti alle proprie famiglie dietro false accuse. Minori affidati a coppie affidatarie con evidenti problemi psichici solo perchè “amici di”. Anni di sedute psichiatriche a centinaia di bambini in cui si cercava di convincere i piccoli di aver subito abusi che, nella paggior parte dei casi, non sarebbero mai avvenuti. Eppure, per lo psichiatra eletto dai dem, questo è solo “un raffreddore”. Un’influenza che potrebbe aver rovinato la vita a decine di famiglie. In Emilia Romagna succedeva anche questo e forse, dovrebbe bastare a non poter dire che “il sistema è sano”.
A maggior ragione se nessuno ha ancora indagato davvero.
“Che il sistema affidatario dell’Emilia Romagna dal punto di vista giuridico sia in linea con i dettami nazionali non risponde alla problematica degli affidi illeciti. I bambini sono stati tolti alle proprie famiglie con accuse fondate? Con prove reali? Su questo nessuno ci ha portato niente di scritto. Niente di concreto. Si continua a parlare di macrotemi.” Ci ha spiegato il consigliere della Lega Massimiliano Pompignoli presente questa mattina in aula. Macrotemi che bastano, per i presidenti della commissione, ad enunciare sentenze. A dichiarare che tutto va bene. Ad insabbiare una problematica su cui ci sarebbe bisogno di scavare a fondo. Amettere che qualcuno abbia chiuso un’occhio di troppo su uno scandalo di questa portata per i presidenti del Partito Democratico vorrebbe dire accusare loro stessi, il loro partito politico, che da decenni governa la Regione, di aver permesso tutto questo. “C’è un evidente conflitto d’interessi”, continua Pompignoli.
Dopo tutto, che dalle indagini della commissione uscisse un risultato diverso, per molti, era da escludere in partenza. Lo ribadisce Andrea Galli consigliere di Forza Italia. Per lui l’elezione del presidente dem Giuseppe Boschini, affiancato da Movimento Cinque Stelle e Sinistra Italiana in vicepresidenza, preannunciava che si andasse incontro ad “una farsa, nata al solo scopo di insabbiare tutto”. Eppure le ricerche sono andate avanti proprio così, con il Partito Democratico che avrebbe il dovere di fare chiarezza sull’operato dei suoi.
Per la commissione tecnica nel sistema c’è solo qualcosina da migliorare, ma anche tanti punti di forza. Come la capillarità dei servizi su tutto il territorio regionale. Era così che andava dicendo anche il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti (ora finito nel registro degli indagati) quando, per anni, ha elogiato e sponsorizzato l’operato dei servizi sociali della Val d’Enza.
E c’è chi non ci stà. "Il compito della commissione tecnica era quello di capire le anomalie del sistema, partendo da Bibbiano, e correggerle” ha dichiarato in commissione Fabio Callori (Fdi), “evidentemente, non c'era la volontà di arrivare all'effettivo obiettivo, il compito è incompleto”.
A chiedere spiegazioni è stato anche Andrea Bertani (M5s) "Abbiamo visto che i servizi hanno molto potere e grandi responsabilità, spesso non adeguatamente riequilibrate. Qual è il vostro suggerimento? La dotazione professionale dei servizi è sufficiente?". I tecnici di giunta hanno risposto che il personale sul territorio andrebbe fortemente potenziato. Non sarebbe forse il caso di riformarlo visti gli errori? Su questo nessuna parola. La proposta di Limonta va a toccare le responsabilità degli assistenti sociali: "Sull'allontanamento in emergenza la proposta è che, nel percorso di qualità, questo venga seguito solo da operatori con esperienza e competenza specifica, non da assistenti sociali di prima nomina e senza requisiti". Forse lo psichiatra dimentica che nei casi di Bibbiano il problema nasceva proprio dall’alto. A dare direttive sul da farsi negli incontri con le famiglie e gli assistenti sociali infatti, secondo la Procura, era proprio Federica Anghinolfi, responsabile dei Servizi Sociali della Val d’Enza. Nessuna svista di inesperienza dunque. Ma un sistema ben collaudato nel quale i superiori istruivano le nuove reclute in modo da raggiungere i propri interessi.
Su questo però, nessuno sembra voler indagare.
Per poter dire, ha rimarcato il consigliere di Fratelli d'Italia Michele Facci, "che il corpo è sano avremmo dovuto avere più dati, avremmo dovuto valutare il lavoro dei servizi, partendo dagli esiti degli interventi. Non abbiamo, nemmeno i dati sulle tipologie di collocamento e sui rientri dei minori in famiglia". Senza questi dati, ha concluso, "non possiamo dire che il corpo è sano”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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