"Bisogna agire prima del tampone" Come evitare che il virus degeneri

Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri ha spiegato che tocca ai medici di base intervenire perché adesso c’è il protocollo per assistere i malati a casa

"Bisogna agire prima del tampone" Come evitare che il virus degeneri

Evitare che il virus degeneri adesso è possibile anche restando nella propria abitazione, ed evitando così di pesare sulle strutture ospedaliere già in affanno. Giuseppe Remuzzi, pluridecorato direttore dell'Istituto farmacologico Mario Negri di Milano, ha infatti spiegato a La Nazione che “ora i medici di base hanno a disposizione un protocollo per curare il Covid a domicilio. Sta a loro decidere se applicarlo o meno. Il vantaggio è enorme per il paziente, le strutture ospedaliere e il servizio sanitario nazionale”. Il documento è nato dall'intuizione del professor Fredy Suter, primario infettivologo a Bergamo, reso noto nelle linee generali a fine novembre, ampliato e infine pubblicato in forma di relazione preliminare.

Ecco come battere il virus sul tempo

Andiamo quindi a vedere come poter evitare che il virus degeneri. Fondamentale è il fattore tempo. Ovvero, si deve agire prima di avere in mano l’esito del tampone, quando si avvertono i primi sintomi riconducibili al Covid. E i sintomi sono quelli che ormai tutti conosciamo: tosse, febbre, stanchezza, dolori muscolari, mal di gola, nausea, vomito, diarrea. Se si agisce subito si riesce a scongiurare che la malattia degeneri in polmonite interstiziale.

Ecco la terapia da seguire e che i medici di famiglia possono utilizzare: si tratta della “stessa messa in campo per qualunque infezione delle alte vie respiratorie: antinfiammatori tipo Aspirina o Aulin in alternativa. Niente tachipirina: il paracetamolo non inibisce l'enzima che scatena l'infiammazione”. In questo modo, secondo quanto asserito dall’esperto, il miglioramento è immediato. Dopo circa 8 o 10 giorni il soggetto deve sottoporsi a un esame ematico per controllare sia gli indici di infiammazione, che la coagulazione e la funzione renale. Nel caso in cui la situazione vada comunque peggiorando, “si ricorre a cortisone, eparina, antibiotico, ossigeno. A seconda dei casi”.

Fondamentali i medici di base

Per questo studio non vi è stata una sperimentazione standard, ma sono stati confrontati due gruppi formati da 90 pazienti. Il primo, come spiegato da Remuzzi, è stato subito trattato con gli antinfiammatori e vi sono stati solo due ricoveri dovuti ad altri fattori. Il secondo gruppo è stato invece trattato aspettando l’esito del tampone, e in questo caso i ricoveri sono stati tredici. Quindi, i farmaci da poter utilizzare sono chiari: si parte con gli antinfiammatori, ma senza usare il paracetamolo che peggiora le cose.

Attenzione però a non affidarsi al fai da te, come ha tenuto a precisare il professore, "il medico di famiglia torna protagonista nella terapia in raccordo con i colleghi ospedalieri. Ma non sono ammessi ritardi nelle visite a domicilio: il virus si moltiplica in 6-8 giorni, la tempestività è la chiave”.

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