Emilia ha ventidue anni e molto coraggio. Perché ci vuole una bella dose di fegato a mettersi contro i collettivi universitari proprio all'interno di quegli atenei in cui i "kompagni" si comportano ancora come se fossero onnipotenti, denunciandone soprusi e degrado.
E la giovane bibliotecaria dell'Alma Mater che ha detto "basta" allo scempio degli spazi di studio dell'ateneo felsineo ora si trova a dover pagare proprio per quel coraggio. Dopo gli scontri fra polizia e collettivi che protestavano per l'installazione dei tornelli, diverse testate hanno raccolto la testimonianza di una giovane impiegata dell'accademia, che ha svelato una realtà sconcertante.
Siringhe, risse, furti e abusi sessuali: tutto all'ordine del giorno dopo la chiusura degli uffici, quando in università resta aperta solo la biblioteca. E i collettivi la fanno da padroni, mal sopportando chi, come Emilia, osa squarciare il velo di Maya su questo degrado silenziato dall'omertà.
La bibliotecaria non ha fatto a tempo a denunciare la situazione in cui versa l'ateneo bolognese che subito è stata raggiunta da una ridda di insulti e parole minacciose proprio da parte di quei collettivi che non sopportano critiche ai propri abusi. La pagina personale della ragazza è stata bersagliata su Facebook dal Collettivo Universitario Autonomo, che l'ha messa nel mirino perché militante del Pd.
Come se la legalità e il decoro fossero valori di una parte piuttosto che di un'altra.Nel dubbio, Emilia è stata definita "bugiarda e infame". Con tanto di foto segnaletica, come per una gogna dove esporla al pubblico ludibrio.
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