Erano così ben nascosti sotto terra che per oltre 40 anni nessuno li ha mai rinvenuti. Di tempo ne è passato: chi conosceva l’ubicazione del nascondiglio non li ha più recuperati. Ma oggi sono stati riportati alla luce grazie ad una segnalazione. Non sono oggetti comuni né un tesoro sepolto da banditi bensì armi, documenti e altro materiale in possesso delle Br, le Brigate rosse, negli "anni di piombo". Strumenti che servivano per "l’attacco al cuore dello Stato". Non si sa se siano mai stati utilizzati. Quel che è certo è che il ritrovamento fa ritornare alla mente il periodo più buio della storia recente italiana. Un periodo segnato da una violenza folle condotta dagli estremisti di sinistra e vergato dal sangue di innocenti.
Come racconta il Corriere della Sera, il deposito clandestino della spietata organizzazione terroristica è stato scoperto in un bosco di Poggio Catino nell’alto Lazio, nel cuore della Sabina. Un luogo tranquillo dove la natura è la sola protagonista. Eppure qui, tra sassi, terra e arbusti ecco quei frammenti di storia italiana che hanno segnato, nel male, un’epoca. Munizioni e proiettili per pistole e mitragliatori, indumenti militari e giubbotti antiproiettile, targhe, timbri e altri reperti di difficile identificazione perché troppo deteriorati. I documenti leggibili si fermano al 1977. Una sorta di capsula del tempo che contiene oggetti usati, o conservati per essere adoperati, da criminali per la loro guerra allo Stato in nome della "stella rossa".
La polizia li ha trovati dopo aver ricevuto una segnalazione. Nonostante l’indicazione, alle forze dell’ordine sono serviti quasi due giorni per individuare il punto esatto dove erano interrati. Nella caccia sono stati impegnati anche i Vigili del fuoco e i cani delle unità cinofile. Poi ecco che gli investigatori della Digos di Roma sono riusciti ad aprire due pozzetti rivestiti di eternit, in altrettante radure in mezzo alle querce, distanti venti metri l’uno dall’altro.
Nel primo c’erano alcuni documenti cartacei firmati con il simbolo delle Br tra cui uno scritto nel dicembre ’75 dai "compagni militanti detenuti" nel carcere di Torino. Un altro testo era del comitato rivoluzionario toscano in data 2 giugno ’77 (quando i terroristi spararono alle gambe di Indro Montanelli e altri nella campagna contro "i giornalisti di regime"). Inoltre vi erano una scheda informativa con informazioni dettagliate sulla vita privata e pubblica del leader democristiano Antonio Bisaglia, uno schema intitolato "attuale organigramma del potere" che parte dal presidente del Consiglio e arriva al generale Carlo Alberto dalla Chiesa, all’epoca responsabile della sicurezza nelle carceri, passando per la magistratura. Molti fogli sono illeggibili. Ma non tutto è perduto. Ora tocca alla Polizia scientifica cercare di individuare qualche altra informazione utile.
Poi ci sono le armi. Ecco che dalla stessa buca spuntano diverse scatole con centinaia di proiettili per armi lunghe e involucri sigillati con lo scotch da pacchi. Per capire cosa contenessero sono arrivati gli artificieri che hanno analizzato il contenuto ai raggi X: al loro interno proiettili per pistole e fucili, calibro 7,65 e 308 in uno stato di conservazione leggermente migliore rispetto al resto dell’altro materiale.Dal deposito clandestino sono spuntati anche un timbro della motorizzazione civile, vecchi punzonatori per documenti, buste di plastica con altri reperti mal conservati. Con sorpresa è stata rinvenuta anche una targa svizzera del Canton Ticino: si trovava dentro un bidone con i resti di alcune divise tra cui una camicia militare, una tuta da benzinaio con il logo della "Fina", il nero della stoffa forse delle uniformi dei carabinieri, un fregio con il simbolo dell’Arma, un giubbotto antiproiettile. Ciò fa supporre un buon grado di preparazione dei terroristi.
Tutto il materiale è stato repertato dagli agenti della polizia scientifica allo scopo di essere analizzato successivamente. Non va dimenticato che nel 1979 a Vescovio, quindici chilometri più a nord dal luogo di questo ritrovamento, venne scoperto un covo delle Br con pistole, mitra, munizioni, documenti e materiale per la prigione di un ostaggio. Probabile che sparsi in altre zone d’Italia ci siano altri depositi usati dalle Br per nascondere armi e altri strumenti utili per la loro guerra.
Al momemto non si sa se esiste un collegamento tra questo nascondiglio e quello rinvenuto nella zona a fine anni '70. Forse anche su questo si concentrerà il lavoro degli investigatori. L’odio rosso ha macchiato la terra di sangue innocente ma, per fortuna, non ha trionfato.
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