Buona scuola, nelle linee guida del Miur si parla ancora di "gender"

"Decostruire gli stereotipi di genere considerati come naturali": nella bozza del testo delle linee guida per la prevenzione della violenza di genere e delle discriminazioni del Miur, c'è ancora l'ombra del "gender"? IlGiornale.it l'ha letta in anteprima

Buona scuola, nelle linee guida del Miur si parla ancora di "gender"

Dopo la diatriba che aveva contrapposto lo scorso anno il Miur e le associazioni dei genitori sull’introduzione di programmi scolastici ispirati dalla cosiddetta ideologia “gender”, attraverso il comma 16 della legge 107/2015 di riforma, "La Buona Scuola", sono pronte le nuove linee guida del ministero “per la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. Ma nella bozza delle nuove linee guida, che il Giornale.it ha potuto leggere in anteprima, sono ancora molti i riferimenti ambigui.

Il caso

Circa un anno fa il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, aveva risposto alle accuse delle associazioni di genitori e di parte del mondo cattolico, affermando che nessun riferimento alle “teorie gender” fosse contenuto nella “Buona Scuola”. Quello incriminato era il comma 16 della legge, che disciplina “la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”. Sulla definizione di “genere” il comma 16 della legge fa riferimento alla Convenzione di Istanbul, che, all’art.3, con questo termine, si riferisce “a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini”. Nel testo della Convenzione si delinea quindi una nuova prospettiva, quella di “genere” e di “identità di genere”, e si raccomanda di “includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado, “materiali didattici” sui “ruoli di genere non stereotipati”. Sulla problematicità di questa definizione si era espresso persino il governo italiano, che in sede di ratifica della stessa Convenzione, aveva dichiarato che la avrebbe applicata “nel rispetto dei princìpi e delle previsioni costituzionali" perché la definizione di "genere" contenuta nell’art.3 era ritenuta “troppo ampia e incerta" e "con profili di criticità con l'impianto costituzionale italiano”. Dopo le proteste delle associazioni, il ministro Giannini aveva ribadito la posizione del ministero in una circolare, diramata lo scorso settembre, volta a fornire chiarimenti in merito “all’inserimento all’interno dei Piani dell’Offerta Formativa delle scuole della cosiddetta Teoria del Gender”. Nella stessa circolare veniva stabilita l’elaborazione delle linee di indirizzo per una corretta interpretazione del comma 16 dell’art.1 della legge 107, da elaborarsi con il “contributo di rappresentanti di associazioni ed esperti riuniti in un apposito tavolo di lavoro istituito presso il Miur”.

“La Buona Scuola” per la “decostruzione degli stereotipi di genere”

Ma la bozza delle linee guida elaborata dagli esperti del Miur, che ilGiornale.it ha letto in anteprima, sembra presentare le stesse criticità e ambiguità che erano già state messe in evidenza dalle associazioni di genitori. In sostanza, nella bozza, al fine di promuovere la cultura delle “pari opportunità”, si incoraggiano i docenti ad operare una “decostruzione degli stereotipi di genere” nel campo educativo e didattico. “Sono infiniti i pregiudizi e gli stereotipi che vengono spacciati come naturali” che devono essere superati, si legge, infatti, nella bozza. Per le nuove linee guida “la differenza sessuale può al contrario essere vissuta secondo uno spettro ampio di inclinazioni, affinità, scelte”. “Si può essere uomini e donne in modo libero e rispettoso di sé e degli altri senza costringere nessuno/a dentro un modello rigido di comportamenti e di atteggiamenti”. Per questo la didattica e l’educazione scolastica dovrà agire nella direzione della distruzione di quegli stereotipi di comportamento naturalmente attribuiti ai ragazzi e alle ragazze, al fine di ottenere la distruzione di una società considerata “patriarcale” e la conquista di maggiori opportunità per le donne. Sul piano educativo, le “linee di intervento” passano attraverso “percorsi di educazione alle relazioni, all’affettività e alla soluzione positiva dei conflitti”. Ed anche per un “uso consapevole del linguaggio”, per cui sarà opportuno utilizzare il genere femminile per i sostantivi riferiti “agli esseri umani di sesso femminile” anche quando la lingua italiana non lo prevede. Se, infine, si legge nel documento, il ministero prende le distanze “da una neutralità dove maschile e femminile perdono consistenza e ricchezza”, secondo viale Trastevere si dovrà però, allo stesso modo, intervenire “respingendone i modelli stereotipati”. “La scuola", si legge nel testo della bozza datata 30 maggio 2016, "è chiamata a proporre e ad avviare gli studenti, in modo proporzionato all’età, ad una riflessione sulla propria identità, di cui il corpo sessuato risulta elemento imprescindibile”.

Eliminato il consenso informato dei genitori

All’applicazione delle linee di indirizzo contribuiranno, inoltre, associazioni come l’UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che già aveva diffuso, nell’ambito della propria strategia di educazione alla diversità, dei libretti che sono stati ritirati a causa del contenuto incentrato sul tema dell’omogenitorialità. Il ministero ha predisposto anche una piattaforma online, Noisiamopari, che raccoglie una serie di iniziative già operative sugli “stereotipi di genere” e che propone “l’accreditamento delle associazioni LGBT presso il Miur in qualità di enti di formazione”.

Secondo quanto si legge nella bozza, infine, le linee di indirizzo contro la discriminazione dovranno essere applicate “a tutte le discipline” e “coinvolgere tutti i docenti”: sarà quindi difficile per i genitori ottenere il consenso informato, al quale del resto non si fa cenno nel testo della bozza. “Nella riunione che si è tenuta il 5 luglio scorso nella sede del ministero a viale Trastevere, il direttore del tavolo ci ha illustrato per sommi capi la bozza, e ci ha detto che il consenso informato non è stato inserito nelle linee guida”, conferma Fabrizio Azzolini, coordinatore del Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola (FoNaGS) presso il ministero dell’Istruzione e presidente dell’Associazione Genitori Italiani (Age), sentito da ilGiornale.it.

“Il consenso informato dovrebbe essere previsto in base all’art.30 della Costituzione, per il quale i genitori sono i primi educatori dei figli”, continua Azzolini, “è quindi un diritto del genitore poter mettere il veto su determinati insegnamenti e nozioni che si scontrano con la propria ideologia”.

Azzolini non entra nel merito del testo della bozza: “Non l’abbiamo ancora ricevuto, perché prima dovrà essere visionato dai ministri Boschi e Giannini, e poi ci verrà consegnato per fare le nostre considerazioni”. “Questo ci ha un po’ deluso, perché non sappiamo quanto i ministri, dopo aver letto la bozza, saranno effettivamente disposti a prendere in considerazione le nostre riflessioni”, ha concluso il coordinatore del FoNaGS.

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