Una campagna antiviolenza tutta interna al mondo musulmano. Da qualche giorno sui social network impazza l'hashtag #MosqueMeeToo, con cui migliaia di donne di religione islamica nei quattro angoli del pianeta denunciano molestie e violenze sessuali subite sui luoghi di preghiera e in particolare durante il pellegrinaggio - obbligatorio per un musulmano osservante - alla Mecca.
Fra le prime a lanciare questa campagna la giornalista egiziana naturalizzata statunitense Mona Eltahawy, nota per le sue posizioni progressiste in difesa dei diritti e dell'emancipazione delle donne. L'hashtag è modellato su quello della ben più famosa campagna #MeToo, lanciata a ottobre dello scorso anno per protestare contro le molestie alle donne a partire da quelle denunciate da decine di attrici e donne dello spettacolo.
Le donne musulmane che denunciano la violenza raccontano soprattutto di esperienze sgradevoli - quando non di vere e proprie molestie, o addirittura violenze - vissute fra la folla oceanica che ogni anno si riversa alla Mecca per rendere omaggio ai luoghi dove Maometto nacque e visse e dove ogni anno si riversano ben due milioni di fedeli.
L'hashtag è stato twittato ben 2000 volte nelle prime 24 ore dal lancio ed è rapidamente entrato nei trending hashtags in Iran, dove è particolarmente popolare. Nonostante si tratti di una campagna di impegno civile, la Eltahawy denuncia che le risposte di molti uomini musulmani sono sconsolanti.
"Sto ricevendo queste risposte - scrive in un tweet - Sei troppo brutta per essere molestata; ti pagano per denunciare; vuoi fama o attenzione; vuoi distruggere l'islam; vuoi gettare una cattiva luce sugli uomini
musulmani; sei una sgualdrina". Per fortuna c'è anche chi raccoglie l'iniziativa con maggior favore e moltissime donne in tutto il mondo stanno cogliendo l'occasione per denunciare. Anche se il lavoro da fare è ancora tanto.
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