La vedova alla prof che insulta il carabiniere: "Fai morire il mio Rino per la seconda volta"

Le parole di Anna Arecchia, vedova del Maresciallo dei Carabinieri Rino Pio Golino, morto in servizio, rivolte all'insegnante che ha gravemente dileggiato su Facebook il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega

La vedova alla prof che insulta il carabiniere: "Fai morire il mio Rino per la seconda volta"

"In quanto Vedova di un Maresciallo dei Carabinieri caduto nell'adempimento del proprio Dovere ma anche in qualità di Insegnante … queste sue parole avrebbero fatto morire due volte il mio Rino".

Comincia così una lettera aperta che Anna Arecchia, vedova del Maresciallo Rino Pio Golino, ha indirizzato alla sua collega docente Eliana Frontini, insegnante d’arte e, a quanto pare, giornalista pubblicista, che ha avuto la sfrontatezza di scrivere su Facebook, a poche ore dal barbaro assassinio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, "uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza".

La Arecchia, che è anche coordinatrice di Forza Italia a Marcianise e corregionaria del Carabiniere ucciso pochi giorni dopo il matrimonio, ricordando che il suo Rino è morto quasi 25 anni fa, scrive: "se le scioccanti dichiarazioni rese per la morte del Vicebrigadiere Mario Cerciello Rega Lei le avesse pronunciate anche quel 4 febbraio 1995, un ipotetico ‘Tre di meno! Non ne sentiremo la mancanza’, me lo avrebbe fatto morire due volte, il mio Rino. Lei certamente non ne sentirà la mancanza, ma io, i miei figli, le intere famiglie dei tre giovani Carabinieri che, in una fredda notte, stavano tutelando il nostro Stato contro la produzione di milioni di dollari falsi, noi sì, quella mancanza l'abbiamo sentita e continuiamo a soffrirla, perché, nonostante siano trascorsi 25 anni, nulla e nessuno potrà mai colmare il vuoto di una perdita così grave".

Rino Pio Golino, che all’epoca della sua morte aveva 34 anni, era maresciallo dei Carabinieri presso il nucleo operativo antifalsificazione monetaria della capitale. E proprio a Roma è morto, dopo aver tratto in arresto alcuni esponenti della Banda della Magliana, a seguito di un terribile incidente stradale che ha visto l’auto di Golino, con a bordo altri due Carabinieri, schiantarsi contro il guardrail.

Morto in un incidente mentre compiva il suo dovere, a Rino Pio Golino negli anni successivi sono stati resi degli onori particolari. Così nel 2005 l’allora Presidente della Repubblica, l’attuale senatore a vita Giorgio Napolitano, ha concesso l'onorificenza di "Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana", l’allora presidente degli Stati Uniti d’America George Bush junior gli ha assegnato un diploma alla memoria per "l'importante servizio reso agli Stati Uniti" (all’epoca della morte Golino indagava su un traffico di dollari falsi in coordinamento con la Us Secret Service), nel 2013 la città campana di Marcianise gli ha dedicato la via dove ha sede la locale caserma dei Carabinieri.

Il maresciallo Golino, che presso l'Università La Sapienza di Roma stava per conseguire la laurea in Sociologia, lasciò la moglie e tre bambini. E oggi la vedova Golino, nella sua lettera all’insegnante che ha dileggiato Cerciello Rega, ricorda: "mi strazia ancora oggi specchiarmi negli occhi dei miei tre figli, all'epoca piccolissimi, ignari di un tale destino, mi straziano le parole del mio figlio maschio, quando, indifeso mi confida ‘Cerco parti di mio padre nel mondo’, come se quel padre glielo avessero fatto a pezzi e buttato per aria e oggi, oltre a combatterne l'assenza ne deve ricomporre l'immagine e la storia per arrivare a costruire la propria. Mi ha straziato per anni il dolore di mia suocera, anziana e sola che mai avrebbe immaginato di dover sopravvivere a un figlio, alla quale certamente non sono stata capace di dare sollievo perché c'era anche il mio di dolore che mi ha privata per anni di una vita normale fino a ridurmi senza difese immunitarie e farmi rischiare la vita".

Rivolgendosi direttamente ad Eliana Frontini – che ora rischia sia di perdere la cattedra di Storia dell'arte presso il Liceo scientifico Pascal di Romentino (Novara) che di essere sospesa o radiata dall’ordine dei Giornalisti del Piemonte, al quale sembra essere iscritta, se così deciderà il Consiglio di Disciplina del Piemonte – la vedova del maresciallo Golino dice: "questa è quella mancanza che Lei si vanta di non sentire, ma che migliaia di vedove, di orfani, di genitori continuano a nutrire ogni attimo nella loro vita di sopravvissuti. Nella mia sofferente vita, ho però avuto la fortuna di svolgere quel lavoro che ritengo essere tra i più soddisfacenti, faccio l'Insegnante, in un Liceo, come Lei. I miei allievi sono fonte continua di stimoli e confronti. Oltre a cercare di appassionarli alla Matematica, provo a coinvolgerli, tempo curriculare permettendo, in discussioni su svariati temi della Vita e così capita, quasi tutti gli anni e per tutti i miei nuovi allievi, di fare riferimento alla mia di vita, che ha subìto, giocoforza, un cambio di rotta. Mi confido con loro e mi riempie di orgoglio e di gioia il loro ascoltarmi, con gli occhi lucidi, senza interrompermi e alla fine, quasi sempre, quell'applauso scrosciante che irrompe nel silenzio, va a Chi non c'è più".

Nella sua lettera aperta, Anna Arecchia dopo aver rammentato all’insegnante "hater" che sente doverosa la testimonianza di quel doloroso giorno e del sacrificio di suo marito e di altri due giovani Carabinieri (di 22 e 28 anni), che sono stati riconosciuti vittime del dovere e della criminalità organizzata, ha fortemente ricordare di avere voluto che i suoi allievi fossero presenti il giorno in cui a Marcianise fu intitolata una strada a suo marito affinché il suo sacrificio non andasse dimenticato.

"Insegno ai miei ragazzi che le Forze dell'Ordine sono tutori della loro incolumità e non loro nemici. Gioisco quando nel mio Liceo si accolgono rappresentanti dei vari Corpi militari ad illustrare la loro attività investigativa. E il mio pensiero oggi va alla giovane sposa e già vedova del Vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, va a quei genitori che non meritavano questo immenso dolore, va a tutti i Carabinieri d'Italia che, con orgoglio e sprezzo del pericolo, escono ogni giorno di casa, salutando i propri cari, i propri figli nella speranza di poterli riabbracciare a fine giornata".

Concludendo la sua lettera aperta, e svelando che la scioccante frase di Eliana Frontini le ha fatto molto male personalmente, la Arecchia ha anche ricordato che quelle parole hanno fatto male a tutti i familiari dei Carabinieri, ma soprattutto "a tutti quei giovani studenti, per

ognuno dei quali, noi Insegnanti, rappresentiamo ancora un esempio. Non saranno sufficienti le sue scuse, quei ragazzi confusi avranno bisogno di prove e di comprendere i reali Valori per i quali vale la pena lottare".

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