Cassazione: "Il saluto fascista va condannato, non è fatto lieve”

La Cassazione ha confermato la condanna di un avvocato che nel corso di una seduta pubblica della Commissione congiunta del Consiglio comunale di Milano aveva eseguito il saluto fascista

Cassazione: "Il saluto fascista va condannato, non è fatto lieve”

Chi esegue il "saluto fascista" deve essere condannato. Il gesto, infatti, è riconducibile ad una "manifestazione esteriore tipica di un'organizzazione politica perseguente finalità vietate" dalla legge Reale-Mancino, alla quale non può essere applicata la "non punibilità per particolare tenuità del fatto".

È quanto ha stabilito dalla Cassazione che ha confermato la condanna di un avvocato che nel 2013, durante una seduta pubblica della Commissione congiunta del Consiglio comunale di Milano su sicurezza e coesione sociale dedicata al dibattito sul “Piano Rom”, aveva salutato romanamente.

L'imputato era stato l’organizzatore di una protesta in piazza San Babila contro le modalità di attuazione del “Piano Rom”. Per impedire la manifestazione e cercare di placare gli animi, il presidente della Commissione sicurezza del Consiglio comunale aveva invitato l’avvocato a partecipare alla seduta consiliare. Al momento della conta in aula, l'imputato "a voce alta" aveva risposto "presenti e ne siamo fieri" effettuando il "saluto fascista" . Il gesto era stato ripreso con un cellulare da una cronista presente in aula.

L'uomo era stato allontanato dall'aula consiliare ma i suoi guai era appena iniziati. Nei processi di merito che sono seguiti, i giudici milanesi lo avevano condannato a scontare un mese e 10 giorni di reclusione e al pagamento di una multa di 100 euro.

L’imputato, però, si era sempre difeso adducendo che si era "limitato solo ad alzare la mano" per "segnalare la sua presenza" e nulla più. Nel ricorso presentato in Cassazione, l’uomo aveva ribadito che si "imponeva alla luce delle circostanze di tempo e di luogo" la concessione dell'esimente della tenuità del fatto.

I giudici del “Palazzaccio” hanno, però, respinto il ricorso, condannando l’imputato anche a pagare le spese processuali. I magistrati, infatti, hanno condiviso le motivazioni della Corte d'appello di Milano che legavano l’azione compiuta dall'imputato "a una precisa volontà, tesa a rivendicare orgogliosamente il suo credo fascista".

Il “saluto romano”, si legge nella sentenza depositata oggi dalla prima sezione penale, "costituisce una manifestazione gestuale che rimanda all'ideologia fascista e ai valori politici di discriminazione razziale e di intolleranza". Il reato "non richiede che le manifestazioni siano caratterizzate da elementi di violenza".

La Cassazione sottolinea che, già in passato, ha dichiarato infondata

la questione di costituzionalità della legge Reale-Mancino nel punto in cui vieta la libertà di manifestazione di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale per contrasto con l'articolo 21 della Costituzione.

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