Il centrodestra scelga bene le sue battaglie

La sinistra che vince in Europa è ancora assai diversa dal Pd; è pragmatica, ha una cultura ad alto tasso riformista e tiene il populismo a debita distanza

Il centrodestra scelga bene le sue battaglie

In Norvegia c'è una sinistra guidata da un leader miliardario, Jonas Gahr Støre, che è tornata a vincere. In Germania il favorito nelle elezioni che si terranno tra poco più di una settimana è il socialdemocratico Olaf Scholz, eppure l'Spd fino a qualche tempo fa era in piena crisi. C'è da chiedersi, quindi, se la sinistra - data per morta -, nel Vecchio Continente sia rinata. Paolo Mieli ieri sul Corriere della Sera prendeva spunto da questi due segnali per fare l'aruspice del futuro di Enrico Letta, ipotizzando per lui giorni felici. Forse è stato troppo precipitoso: la sinistra che vince in Europa è ancora assai diversa dal Pd; è pragmatica, ha una cultura ad alto tasso riformista e tiene il populismo a debita distanza. Nel Pd, invece, il pragmatismo latita, ogni argomento viene ideologizzato e uno può anche inventarsi che Letta abbia colonizzato i 5 stelle, ma in realtà non è così: basta pensare a temi come la giustizia o il reddito di cittadinanza.

Semmai ciò che è avvenuto in Norvegia, e forse si ripeterà in Germania, dimostra che nell'attuale fase politica, nell'Europa disorientata del dopo-Covid nessun epilogo è scontato, ineluttabile. Neppure la vittoria del centrodestra alle prossime elezioni politiche in Italia (quando saranno), che invece nella coalizione Berlusconi-Salvini-Meloni alcuni danno per fatta. Non è così, e sarebbe uno sbaglio pensarlo e un errore ancor più madornale comportarsi come se lo fosse.

La verità è che nell'attuale congiuntura si afferma chi nel momento delle urne è più in sintonia con i desiderata dell'elettorato. È errato, quindi, cristallizzarsi su degli argomenti, trasformarli in totem ideologici. È la storia degli alti e bassi dei 5 stelle, della Lega e chissà di quanti altri da qui alle elezioni. Del resto che senso ha continuare a polemizzare sul green pass, cimentarsi in una distinzione tra il certificato verde e il vaccino degna del più arzigogolato Azzeccagarbugli, quando già siamo arrivati all'80% dei vaccinati in Italia e tra poco più di un mese si raggiungerà quota 90%? Magari alla base di questo comportamento paradossale c'è l'intento di assicurarsi il sostegno di quella minoranza del 10%: solo che è difficile piegare i numeri alla demagogia (e quelli sull'efficacia del vaccino non lasciano scampo); inoltre, a lungo andare, per coltivare le simpatie di minoranze sparute, si rischia di perdere la fiducia della maggioranza (vedi l'insofferenza degli imprenditori del Nord verso certe posizioni della Lega). Semmai sarebbe meglio occuparsi di temi come il fisco, che fanno da sempre parte del bagaglio del centrodestra e su cui c'è una naturale contrapposizione alle tesi della sinistra.

Per arrivare al punto: in Italia il

centro-destra ha molte chance di vincere il confronto con l'agglomerato Pd-5 stelle, cioè la sinistra che passa il convento; ma se dovesse mancare il successo, per individuare il colpevole dovrà solo guardarsi allo specchio.

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