Chi usa la Ferragni per farsi pubblicità

Ce lo aspettavamo. Dopo averla vista davanti alla Venere di Botticelli agli Uffizi, attendevamo il passo successivo

Chi usa la Ferragni per farsi pubblicità

Ce lo aspettavamo. Dopo averla vista davanti alla Venere di Botticelli agli Uffizi, attendevamo il passo successivo: Chiara Ferragni nelle vesti della Madonna. Operazione puntualmente portata a termine da Francesco Vezzoli per Vanity Fair: un fotomontaggio in cui l'influencer, intervistata in quelle stesse pagine, compare con il velo in testa e il bambino fra le braccia, versione riveduta e aggraziata di una Madonna del Sassoferrato datata 1660.

Non c'è da stupirsi, semmai c'è da stropicciarsi gli occhi per la reazione furibonda e indignata del Codacons, sempre alla caccia di effetti speciali, che annuncia una denuncia della Ferragni per, nientemeno, blasfemia. Una parolona che ci porta virtualmente in Pakistan o, forse, in Arabia Saudita, ma sproporzionata per l'Italia e i suoi furbetti scettici. Siamo un Paese in cui nessuno sa più riconoscere l'arte e anche la religione, intesa come rapporto vivo e pungente con il mistero e non come yogurt di sentimenti astratti e zuccherosi, non si sa bene dove stia di casa.

Ora, si può discutere sulla forza dell'immagine - parlare di provocazione sembra francamente eccessivo e perfino stucchevole - e si può ragionevolmente pensare che Vezzoli, un nome affermato a livello internazionale, abbia scelto una strada facile, lastricata di stereotipi e di precedenti immersi nel non mistero della banalità. La bella ragazza, peraltro castamente vestita, che si presta al sacro con espressione pia e un po' spersa sa tanto di luogo comune.

Anche se la citazione è nelle corde del maestro bresciano.

Ma al Codacons, sempre in prima linea sulla frontiera delle breaking news, la pensano in tutt'altro modo, con paroloni che grondano sentimenti forti davanti a quel viso angelico ma piatto, senza profondità. «Presentiamo un esposto alla procura della Repubblica e al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini - si legge in una nota - affinché intervengano su quella che non è una provocazione, ma una grave mancanza di rispetto per i cristiani, per l'intero mondo religioso e per l'arte in genere». Una dichiarazione di guerra che fa il giro del mondo, accarezza le antenne dei media, provoca scintille.

Con tutta onestà avremmo preferito un Codacons più attento ai costi delle bollette elettriche o ai prezzi strabilianti delle mascherine in piena pandemia che eccitato dalla scoperta di una presunta trasgressione, prossima semmai allo sbadiglio.

L'arte è da sempre scandalo e Caravaggio, per citare un maestro inarrivabile, riempie i suoi soggetti religiosi di figure prese dalla strada, senza preoccuparsi di mostrare i piedi sporchi dei viandanti nella Madonna dei Pellegrini.

L'effetto è potentissimo, come una preghiera che sgorga dal cuore.

Qui la calligrafica Ferragni circoscrive il dialogo con il trascendente, offrendo ai follower il suo volto troppo compunto.

Ma queste sono valutazioni che è bene lasciare ai critici e non delegare ai cani da guardia del nostro portafoglio.

Al Codacons si chiede di presidiare altre frontiere, non di attaccare la moglie di Fedez, che risponde fra l'ironico e lo stizzito: «Mi mancavano». A noi, invece, questo esposto finto-talebano fa sorridere.

L'incrocio fra cristianesimo e arte dovrebbe essere una sinfonia con le note dello stupore davanti a un'umanità così vicina a noi e così sconvolgente perché tiene fra le mani la Salvezza. Un faccino da poster melenso non aiuta granché, il proclama incendiario dei censori pare davvero troppo. Ci vorrebbe altro, non una guerricciola a colpi di spot.

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