- il Corriere, dopo aver ipotizzato ogni sorta di malattia mentale o oncologica per Putin, adesso se ne esce con questo titolo qui: "Il sospetto che lo Zar sia lucido e abbia calcolato ogni mossa". Da manicomio (sì, ma noi giornalisti)
- solita roba all’italiana: il M5S vota il sì all’aumento delle spese militari solo perché hanno scritto che ci arriveremo nel 2028. Come dire: cari elettori, vi pigliamo per i fondelli
- la Russia impone all’Europa di pagare il gas in rubli. Le società europee dovranno aprire un conto in una banca russa, versare gli euro e cambiarli in rubli. A cosa serve? Semplice, a far risalire il valore della moneta nazionale. Vorrei però focalizzare l’attenzione sul discorso con cui Putin ha annunciato questa svolta. Dice lo Zar, che ci tiene per i termosifoni: “Se ci hanno congelato tutti i beni in dollari e in euro, che senso ha per noi incassare ancora quelle valute?”. Sarà una mossa folle, e lo è perché viola dei contratti già firmati, ma una sua logica ce l'ha
- noi contiamo poco più di nulla, ma se lo dice Niall Ferguson, storico britannico e apprezzato intellettuale, allora va bene: per chiudere questa guerra non bisogna mettere Putin nell’angolo o cercare un improbabile “cambio di regime”. Altrimenti si rischia il patratrac. Qual è dunque il problema di questi negoziati? I rapporti tra Zelensky e Putin? Il mancato accordo sul Donbass? No, “il problema sono gli Stati Uniti” che si sono “imbarcati in una strategia che porta a prolungare la guerra, nella convinzione che questo porterà ad un cambio di regime in Russia”. La strategia sarebbe quella di “prolungare la guerra e aspettare che le sanzioni facciano cadere Putin”. Se così fosse, piccola domanda: vi parrebbe sano giocare a Risiko sulla pelle degli ucraini?
- l’altro rischio che vede Ferguson è questo: Putin non è Saddam o Gheddafi, è in possesso di quella cosuccia che si chiama bomba nucleare. Se lo minacci con un cambio di regime, potrebbe prendere misure disperate: lo Zar va portato al tavolo dei negoziati e ci devono essere pure gli Usa. I quali, però, in questo momento sono gli unici assenti nella mediazione. Sarà un caso?
- ah, pure Ferguson, che non mi pare un Orsini qualsiasi, sostiene che “il grande errore della politica occidentale è stato far balenare l’opzione dell’ingresso” dell’Ucraina “nella Nato senza averne davvero l’intenzione”. Era meglio escluderla già nel 2014, chiedendo qualcosa in cambio a Putin. Invece adesso Zelensky dovrà accettare la neutralità dopo 10 miliardi di danni alle sue infrastrutture civili e militari, oltre alle migliaia di morti
- ah, che l’Occidente debba mediare e non solo inviare armi lo dice pure il sociologo Volodymyr Ishchenko sempre a La Stampa, secondo cui a far così si rischia di prolungare la guerra e fare in modo che “altri ucraini muoiano, altre città ucraine vengano distrutte”. Inoltre le armi rischiano di “finire in mano a gruppi radicali, mercenari, criminali”. Addirittura Kiev potrebbe diventare la prissima Kabul. Scusate, ma quelli che lo predicano da giorni non venivano considerati alla stregua di traditori al soldo di Mosca?
- Giuseppe Conte che parla di mainstream, dopo che per anni i giornali hanno fatto la gara a leccargli la pochette, mi pare un tantino esagerato
- altro dettaglio dal discorso odierno di Putin: "Alla crisi alimentare seguirà inevitabilmente l’ennesima ondata migratoria, anche e soprattutto verso i paesi europei". È una minaccia, certo.
Ma se vi andate a riascoltare il discorso di Zelensky al Parlamento italiano pure lui ha detto la stessa cosa, pure se in forma più edulcorata. Il rischio c'è, e dovremo farci i conti: in fondo il Nord Africa importa gran parte del suo grano dall'Ucraina e le primavere arabe sono nate per motivi simili- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.