E dopo il cibo tocca ai vestiti. Si fanno sempre più violente le proteste dei profugli nelle strutture di accoglienza. Dopo i vassoi con i pasti buttati a terra ad Eraclea, adesso è il turno dei vestiti. A denunciare quanto accaduto è un residente in un quartiere a nord di Como, dove sono stati collocati circa 100 profughi. "Con i primi arrivi non sono mancati i primi riscontri negativi della cittadinanza - racconta a ilGiornale d'Italia - che inizia a temere per una possibile ‘bomba sociale’ – ha spiegato un residente – appena arrivati hanno scaraventato nelle strade circostanzi il centro religioso che li ospita sacchi di abbigliamento gentilmente offerti da nostri connazionali ‘caritatevoli’, probabilmente non considerandoli di loro gradimento. I cittadini hanno immediatamente interpellato le forze dell'ordine che per tutta risposta hanno comunicato loro che non possono fare nulla e di ‘non rompere troppo le scatole’ perché se si inizia cosi....”.
E ancora: “Sono poi iniziate inquietanti passeggiate di questi signori, a zonzo senza meta ne scopo, per le vie del quartiere.
La preoccupazione dei residenti è ovviamente quella che, data la noia e la monotonia quotidiana, gli ‘ospiti indesiderati’ e da nessuno invitati, possano ipotizzare azioni che, nella migliore delle ipotesi possono legarsi al degrado ed al decoro urbano (senza pensare a quanto di peggio la cronaca ormai quotidiana ci racconta)”, conferma Beppe. Ma ormai episodi come questo e come quello di Eraclea sono la norma più che l'eccezione.
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