Un anno fa di questi giorni si consumava lo strappo nel governo tra Matteo Salvini e gli alleati grillini. Per un attimo il leader della Lega pensò di poter svoltare, andando a votare forte del trenta e passa per cento che i sondaggi gli accreditavano. Ma l'attimo durò per l'appunto un attimo, fu da subito chiaro anche a lui che nessuno, ma proprio nessuno, aveva intenzione di consegnargli le chiavi del Paese mettendo fine anticipatamente alla legislatura. Non si andò a votare e nacque quel papocchio che ancora oggi ci governa a colpi di «salvo intese», cioè non governa un bel nulla ma tira solo a campare.
Si è discusso molto se Salvini abbia fatto bene o male a rompere rimanendo con il cerino in mano. I più, anche nel suo mondo, ritengono che fu un clamoroso sbaglio, figlio di inesperienza, di un eccesso di esuberanza e di sicurezza e, perché no, di arroganza. Ma i più dimenticano che la Lega non aveva i numeri parlamentari, né gli appoggi internazionali, per provare a incidere davvero sull'azione di governo e che - barattate con successo le tre cose su cui aveva costruito il suo successo (legge Fornero, decreti sicurezza e legittima difesa) - nulla avrebbe potuto più chiedere e tantomeno ottenere.
Salvini insomma, di lì a poco sarebbe diventato l'utile idiota di Conte e di Di Maio, che avrebbero comunque addebitato a lui l'inevitabile paralisi del governo e del Paese. Cos'altro fare quindi se non far saltare il banco, sperando in un colpo di fortuna in grado di rimetterlo prima o poi in gioco in posizione preminente?
Certo, il tempo in questo caso non gioca a suo favore, ma chi lo mise in quelle condizioni (i Cinque Stelle) e chi ne prese il posto (la sinistra) non godono certo di grande salute. I grillini addirittura si sono persi metà del consenso e pure la strada. Salvini a mio avviso non ha quindi sbagliato la mossa agostana del Papeete, semmai qualche sbaglio lo ha fatto da allora a oggi.
E il più grande di tutti è stato quello di arroccarsi sulle posizioni della sola Lega, quando avrebbe potuto lavorare con maggior convinzione per allargare la sua leadership su tutto il centrodestra, anche e soprattutto in chiave europea.Il Papeete mise giustamente fine al disastroso governo Conte uno. Nessun rimpianto, anzi un grazie. Per il Conte 2 i lavori sono a buon punto.
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