Coronavirus, centri d'accoglienza troppo affollati: rischio contagio

L'appello di “Coordinamento migranti” di Bologna: “L’invito dello Stato è rimanere ognuno nelle proprie abitazioni, per spezzare la catena del contagio, ma è palese che sia del tutto inconferente rispetto ad una struttura, quale l’ex Hub Mattei, in cui le persone sono costrette a convivere in assembramenti”

Coronavirus, centri d'accoglienza troppo affollati: rischio contagio

Mentre l'avanzata del Coronavirus non si ferma e l'Italia è divenuta un'intera zona rossa, ecco aggiungersi alle già molte emergenze che affliggono il nostro Paese anche il problema della sicurezza e della salute dei richiedenti asilo, a rischio, come tutti, di contrarre la malattia e di estenderne il contagio. Nei giorni scorsi c'era stato l'appello della senatrice di +Europa Emma Bonino, che aveva deciso di rivolgersi direttamente al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese per chiedere maggiori tutele nei confronti degli stranieri ospitati nei centri d'accoglienza. In queste ultime ore, ecco arrivare anche l'accorata richiesta dell'associazione “Coordinamento migranti” di Bologna, preoccupata per le condizioni di alcune strutture attualmente occupate dagli extracomunitari arrivati in Italia. Tali alloggi, che già in condizioni di normalità non garantivano sufficienti spazi agli ospiti (decisamente troppi, rispetto alla reale capienza degli edifici messi a disposizione), rischiano infatti di trasformarsi in trappole letali, dove l'eccessivo assembramento può in breve portare ad una celere diffusione del contagio. Ecco quindi la necessità, espressa dal “Coordinamento migranti”, di trasferire gli stranieri in strutture più idonee.

“L’invito dello Stato è rimanere ognuno nelle proprie abitazioni, per spezzare la catena del contagio. Ma è palese che sia del tutto inconferente rispetto ad una struttura, quale l’ex Hub Mattei, in cui le persone sono costrette a convivere in assembramenti che vanno nel senso opposto alle prescrizioni legali. Analoga situazione di sovraffollamento e/o di forzata vicinanza è riscontrabile nelle strutture di Villa Aldini e del Centro Zaccarelli, come segnalato dal Coordinamento Migranti.”, si legge nel comunicato che l'associazione ha rilasciato sulle pagine del proprio sito web. “La modifica del sistema di accoglienza dei richiedenti asilo inscritta nella legislazione cd. emergenziale di cui al DL 113/2018 ha condotto ad assiepare le persone in posti angusti, rendendo di per sé inadeguate le misure destinate alla loro assistenza. Tanto più adesso che occorrerebbe preservare la loro salute, come delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Proprio per tutelare la sicurezza dei richiedenti asilo e degli operatori che si occupano di loro, ecco dunque la richiesta. “Chiediamo, pertanto, che la prefettura di Bologna ed il comune di Bologna, ognuno per la parte di competenza, individuino immediatamente altre strutture alloggiative, di piccole dimensioni, più adeguate a garantire la salute degli ospiti del CAS Mattei, di Villa Aldini e del Centro Zaccarelli, nonché dei lavoratori addetti all’accoglienza. L’emergenza Coronavirus consente deroghe alla normativa in materia di appalti, con affidamento diretto a soggetti in grado di garantire a tutti la complessiva salute pubblica. Chiediamo che, a tal fine, sia indetto un incontro, con modalità da concordare, per individuare immediate soluzioni alla grave criticità denunciata dal Coordinamento Migranti”.

Ad unirsi alla richiesta presentata dall'associazione, anche l'ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), l'associazione “Avvocato di strada di Bologna”, Hayat onlus, Associazione “Trama di terre”, Associazione “Bianca Guidetti Serra”, Appenino Migrante, Associazione Benininesi per la fraternità, Associazione Lavoratori Marocchini in Italia, Associazione Senegalese Chaikh/Anta Diop, Caritas Diocesana Bologna, Comunità del Sierra Leone, Comunità Gambiana di

Bologna, Comunità Nigeriana di Bologna, Comunità Pakistana Bologna, Coordinamento Eritrea Democratica, Diaspora Guineana dell’Emilia-Romagna, Diaspora Ivoriana dell’Emilia-Romagna, Yeredemeton Comunità Maliana e USB Bologna.

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