No, il coronavirus non è una ragione valida per mettere sotto naftalina il vostro diritto di essere genitori. E l'ex coniuge che sostiene il contrario o prova ad allontanarvi dai vostri figli con la scusa dell'emergenza può andare incontro a conseguenze molto serie. In queste settimane difficili, in cui la nostra quotidianità è stata stravolta dalle misure per fermare il Covid-19, siamo portati a mettere in discussione tutto. Questo perché la regolamentazione ha lasciato degli spazi vuoti, all'interno dei quali non è facile orientarsi. Servono strumenti e conoscenze. E così i telefoni degli avvocati hanno preso a squillare insistentemente. Le richieste sono sempre le stesse. Ecco le più frequenti.
"Avvocato, la mia ex non vuole farmi vedere mio figlio, che devo fare?". Oppure: "Avvocato, ma è sicuro lasciare il bambino al padre?". Il prezzo dell'incertezza lo pagano principalmente i papà, "visto che nel 90 per cento dei casi i minori sono collocati presso la madre", ci racconta l'avvocato Lorenzo Puglisi del Foro di Milano, specializzato in diritto di famiglia. "Dall'inizio dell'emergenza – spiega – le madri non si fidano più a lasciare il figlio ai padri, assumendo come luogo sicuro quello domestico". "È chiaro che il diritto di visita va contemperato con il primario interesse del minore a non essere esposto a rischi, tuttavia – chiarisce il legale – se un papà rispetta le regole e non svolge una professione potenzialmente a rischio non ci sono fondati motivi per giustificare il mancato invio del minore". Come difendersi allora dalla riottosità dell'ex coniuge? "I tribunali sono fermi – spiega Puglisi – ma non per procedimenti urgenti ex articolo 700 del codice di procedura civile". Se la domanda del papà dovesse essere accolta, avverte l'avvocato, "il rischio è che ci sia una modifica delle condizioni di separazione o divorzio, le conseguenze vanno dal semplice richiamo alla modifica della regolamentazione dell'affido".
"Avvocato, devo andare a prendere mio figlio, cosa scrivo nell'autocertificazione?". Per le visite all'interno dello stesso comune lo spostamento rientra nelle "situazioni di necessità", sulla questione è anche intervenuta una circolare governativa. Invece, nel caso in cui si debba raggiungere un comune diverso le cose si complicano. Per questo genere di trasferimenti, infatti, le nuove regole parlano di "assoluta urgenza". E non è chiaro, a questo punto, se nella dicitura rientri anche il diritto di visita. Quindi, "se un papà viene da fuori, nessun avvocato o giudice possono garantire l'esenzione dalla multa", spiega Puglisi. Il suggerimento è di "specificare nell'autocertificazione l'esercizio del diritto di frequentazione, allegando una copia del provvedimento di separazione o divorzio". "È essenziale – gli fa eco la collega Corinna Marzi del Foro di Roma, esperta di diritto di famiglia e membro del consiglio direttivo dell'Istituto italiano di diritto collaborativo (Iicl) – che dalla documentazione risultino i giorni di visita fissati dal tribunale, questo perché è già capitato che qualcuno facesse il furbo provando a giustificare lo spostamento con la scusa di andare a prendere i figli".
"Avvocato, ho abbassato la saracinesca, come faccio a pagare l'assegno di mantenimento?". Un altro fenomeno tipico dei tempi di oggi e del lockdown imposto dal governo riguarda gli assegni di mantenimento. "Mi hanno già contattata diversi clienti, mi dicono che sono stati costretti a chiudere le proprie attività e che non ce la fanno a pagare l'assegno mensile", spiega la Marzi. Le categorie professionali più colpite sono imprenditori e partite iva che, a differenza dei lavoratori subordinati, non possono contare sulla casa integrazione. "Non pagare l'assegno di mantenimento è un reato, quello che consiglio ai papà – spiega la legale – è di cercare di trovare un accordo con la controparte, pagando una somma ridotta con la promessa di una futura integrazione". In ogni caso, ricorda l'avvocato, "si può sempre chiedere una modifica delle condizioni di mantenimento, anche questo tipo di procedimenti rientra tra quelli urgenti e quindi le discussioni non sono sospese".
"Avvocato, come faccio a separarmi?". Al momento si naviga a vista: ci si può separare consensualmente con la negoziazione assistita, mentre in via giudiziale si può sempre adire il tribunale con la speranza che il giudice ritenga la questione meritevole di urgenza. Per le altre ipotesi bisognerà aspettare che l'attività giudiziaria torni ad operare a pieno regime. Entrambi i legali concordano su un aspetto: tra gli strascichi di questa pandemia ci sarà sicuramente un'impennata delle separazioni. Lo "tsunami" giudiziario è atteso per settembre, considerando che, oltre all'emergenza, c'è la consueta sospensione feriale. "Mi aspetto un'ondata di separazioni a partire da settembre, perché le restrizioni hanno sottoposto le coppie in crisi a uno stress inedito", ragiona Puglisi.
È d'accordo anche la Marzi: "Normalmente i picchi delle separazioni sono sempre successivi a periodi prolungati di coabitazione, come le vacanze estive o invernali, perché queste situazioni acutizzano in maniera importante la conflittualità accelerando la disgregazione dei rapporti in crisi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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