"C’è un arcobaleno alla fine della tempesta Covid, tra le nuvole possiamo già intravederne i colori...". Ma, secondo la virologa Ilaria Capua, direttrice del One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, non bisogna fermarsi qui. Perché nonostante le buone notizie relative al vaccino, il rischio potrebbe non essere finito. E sotto i riflettori finisce il mondo animale, che rischiano di essere contagiati e diffondere il virus in modo incontrollato, come successo ai visoni in Danimarca.
"È una prospettiva che il mio gruppo di ricerca aveva già segnalato in tempi non sospetti, prima che scoppiasse il caso in Danimarca e altrove", ha rivelato la virologa in un'intervista all'Huffington Post, citando un articolo risalente allo scorso maggio, in cui si parlave del rischio del Covid-19 di "essere il primo virus pandemico che diventa una panzoozia, cioè che colpisce anche tante specie animali". In particolare, secondo un altro studio pubblicato a settembre, "i mustelidi (la famiglia dei visoni e dei furetti, per intenderci) sono animali che possono diventare serbatoio per questo fenomeno panzootico. Ad oggi sappiamo che i mustelidi sono molto ricettivi - ci sono stati casi anche in Olanda e negli Stati Uniti - e non abbiamo dati sui mustelidi selvatici". La circolazione del virus negli animali, soprattutto in quelli selvatici, potrebbe far "perdere definitivamente il controllo dell’infezione. È impensabile fare sorveglianza e andare a controllare le donnole o le faine nel loro habitat naturale. Il virus chiaramente potrebbe mutare in un’altra specie animale e questo potrebbe minare le nostre possibilità di controllare la pandemia".
Sull'arrivo del vaccino, la Capua precisa: "La luce alla fine del tunnel c’è e c’è sempre stata. Da questi fenomeni epocali l’umanità è sempre sopravvissuta, anche quando non c’erano i vaccini, i monoclonali, gli antibiotici". Ma la luce non è rappresentata solamente dal vaccino. Si è arrivati, in questi mesi, anche a "una migliore comprensione della malattia, protocolli di intervento precoce, trattamenti come la sieroterapia, farmaci come gli antivirali e i cortisonici, e poi addirittura una terapia miracolosa come quella basata sugli anticorpi monoclonali". Inoltre, le ultime notizie parlano di più vaccini in arrivo: "Siamo di fronte a una situazione unica- commenta la Capua all'Huffington Post- È per questo che bisogna organizzarsi per avere dei piani di distribuzione che tengano conto delle specificità dei diversi vaccini che verranno approvati". Essendo più di uno, saranno diverse anche le tecniche di conservazione e di somministrazione: per questo è necessario un piano preciso, in grado di "mettere in campo un mix di organizzazione e flessibilità".
La Capua, nel corso dell'intervista, commenta anche lo studio pubblicato dall'Istituto Tumori di Milano, che sostiene la presenza del Covid-19 in Italia fin dal settembre 2019: "Questo dovrebbe essere un dato confermato da altri studi europei- ha detto- Non c’è ragione per credere che il virus sia arrivato in Italia mesi prima rispetto ad altri Paesi europei. Se questo dato verrà confermato da studi analoghi fatti in Germania, Francia, Spagna, allora vorrà dire che il virus è circolato per molto tempo sotto traccia: saremmo di fronte a un fallimento clamoroso del meccanismo di sorveglianza, un fatto gravissimo. C’è da augurarsi che si siano sbagliati; nell’attesa di conferme, meglio essere cauti".
Relativamente alla seconda ondata, la virologa precisa le modalità utili per affrontare la "pandemic fatigue", il senso di stanchezza e avvilimento causati dal ritorno del Covid-19: "Innanzitutto, bisogna capire che esiste, che ci rende tutti molto più fragili", che porta le persone a dire "basta". "È una resa alimentata anche dal fatto che arrivano messaggi contraddittori o segnali di grande speranza, che poi ovviamente vengono subito ridimensionati- precisa Capua- Un tale zig zag emozionale - gioia / disastro – provoca per forza questo meccanismo psicologico. Ci si sente disorientati, stanchi, impotenti di fronte a un caos soverchiante". Per poter combattere questa situazione è necessario che ognuno alzi "il proprio tollerometro, perché siamo in una situazione eccezionale, tiriamo fuori il nostro senso di gregge, secondo il quale se un lupo mangia la mamma pecora, gli agnellini li allatta un’altra mamma pecora. Diventiamo comprensivi, troviamo spazio per l’ascolto ma non per gli attacchi e lasciamo cadere le provocazioni.
Alzare il tollerometro, mettere la mascherina e dare il buon esempio è tutto ciò che possiamo fare".Ma la pandemia nasconde anche un "arcobaleno", che può dare all'Italia e a tutto il mondo la "possibilità di ripartire in un modo più sostenibile".
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