"Di fronte alla violenza degli uomini - è l'appello dell'arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois - prego perché possiamo ricevere la grazia di un cuore fermo e senza odio. Che la moderazione, la temperanza e controllare i quali hanno dimostrato finora si confermino nelle settimane e nei mesi a venire; nessuno sia vittima del panico o dell'odio". Ma dai Sacri Palazzi della Santa Sede emerge tutto lo "sgomento" di papa Francesco. "Siamo sconvolti da questa nuova manifestazione di folle violenza terroristica - sono le parole di Bergoglio - si tratta di un attacco alla pace di tutta l’umanità". E tutti, fedeli e non, guardano con sgomento al Giubileo straordinario che inizierà l'8 dicembre.
Lo sgomento del Santo Padre davanti alla notizia degli attentati di Parigi è condiviso dall'intera Curia Romana. Il responsabile di uno degli enti più importanti per i fatturati e che ha accesso diretto anche dall’esterno della Città del Vaticano, dice all’Agi: "Una delle possibili soluzioni per garantire la sicurezza sarebbe un 'cordone sanitario'ò attorno a via della Conciliazione e alle altre strade di accesso, in modo che la gente possa accedere solo a piedi e dopo un controllo della polizia, come avviene per la sola piazza San Pietro in occasione delle udienze generali". Ma c'è già chi, come il teologo Antonio Rungi che si fa "interprete di tanti fedeli della Chiesa Cattolica che è in Italia", invita papa Francesco a "non far svolgere a Roma le celebrazioni solenni per l’apertura dell'Anno Santo della Misericordia". Una posizione che non sembra essere affatto condivisa in Vaticano. In una intervista al Tg1 il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha invitato tutti a non farci dominare dalla paura: "Quello che vogliono i terroristi è seminare il terrore". "Naturalmente - ha ammesso il portavoce vaticano - sarà necessario mettere in campo tutte le misure di attenzione. Ma non dobbiamo farci terrorizzare e dobbiamo continuare a vivere con il coraggio della pace".
Nonostante non si voglia cedere alle pressioni degli islamisti, Roma e il Vaticano restano un simbolo che da sempre i musulmani sognano di colpire e annientare. Tanto che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni non esclude l’ipotesi che la furia jihadista possa colpire anche la capitale italiana: "Roma viene indicata dalla propaganda del Daesh (l’acronimo in arabo per Isis; ndr) come una metafora e un simbolo. Noi finora abbiamo lavorato molto bene con l’intelligence e le forze di sicurezza, ma certamente le minacce non possono essere sottovalutate".
Il titolare della Farnesina ha sottolineato che la minaccia riguarda "tutti i Paesi occidentali e mediorientali". Occorre, ha aggiunto Gentiloni, lavorare su più fronti per "stroncare ed estirpare il terrorismo, rafforzare le difese alle frontiere a attivare tutte le difese possibili".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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