Sono stati tutti condannati gli otto carabinieri accusati di avere messo in atto depistaggi dopo il pestaggio e la morte di Stefano Cucchi, il 31enne geometra romano, arrestato per droga il 15 ottobre del 2009 e morto il 22 ottobre, dopo una settimana, all'ospedale Sandro Pertini di Roma. Questa la sentenza emessa dal giudice monocratico Roberto Nespeca, arrivata dopo otto ore di camera di consiglio. Il giudice del tribunale monocratico ha dato, tra gli altri, la pena più alta, 5 anni di reclusione, al generale Alessandro Casarsa, all'epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e 1 anno e 3 mesi al colonnello Lorenzo Sabatino. Il pubblico ministero Giovanni Musarò aveva chiesto per Casarsa sette anni di carcere. Cinque anni e mezzo erano stati chiesti invece per Francesco Cavallo, cinque anni per Luciano Soligo e per Luca De Cianni, quattro anni per Tiziano Testarmata, invece per Francesco Di Sano tre anni e tre mesi, tre anni per Lorenzo Sabatino e un anno e un mese per Massimiliano Colombo Labriola, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche. A seconda delle posizioni, agli imputati si contestano i reati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.
Le condanne agli 8 carabinieri
Le condanne inflitte sono di 5 anni il generale Alessandro Casarsa, 4 anni per Francesco Cavallo e Luciano Soligo, 2 anni e mezzo per Luca De Cianni, un anno e 9 mesi per Tiziano Testarmata, ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo, un anno e 3 mesi per Francesco Di Sano, un anno e tre mesi per Lorenzo Sabatino e un anno e nove mesi per Massimiliano Colombo Labriola, ex comandante della stazione di Tor Sapienza. Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, dopo la sentenza nel processo sui depistaggi ha così commentato: "Sono sotto choc. Non credevo sarebbe mai arrivato questo giorno. Anni e anni della nostra vita sono stati distrutti, ma oggi ci siamo. E le persone che ne sono stati la causa, i responsabili, sono stati condannati".
Le parole dell'avvocato
L'avvocato Fabio Anselmo, legale di parte civile della famiglia Cucchi, ha dichiarato che è arrivato il momento che, chiunque vada contro questa sentenza e quella pronunciata dalla Cassazione lunedì scorso, si prenda le proprie responsabilità. Il difensore ha poi spiegato: “Chiunque avrà il coraggio di affermare che Stefano Cucchi aveva qualsiasi patologia, che era un tossicodipendente, che era anoressico o sieropositivo, commette un reato di diffamazione perché quelle relazioni di servizio, che hanno gettato tanto fango sulla famiglia Cucchi, per 12 anni, e che hanno ucciso lentamente Rita Calore e Giovanni Cucchi, sentendosele ripetere sui giornali, ogni giorno, e hanno logorato la vita di Ilaria, sono false, studiate a tavolino. E l'anima nera del caso Cucchi, è stato confermato, è il generale Casarsa".
Solo tre giorni fa, il 4 aprile, era arrivata la sentenza definitiva che condannava a 12 anni di reclusione i due carabinieri ritenuti responsabili della morte di Stefano Cucchi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.