Detenuto ingiustamente al 41 bis: lo Stato dovrà risarcire Magliocca

L’azzurro oggi si vede riconosciuto dalla Cassazione un risarcimento di 90mila euro dopo essere stato rinchiuso in carcere ingiustamente per quasi un anno con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa

Detenuto ingiustamente al 41 bis: lo Stato dovrà risarcire Magliocca

Discesa all’inferno e ritorno. L’espressione calza alla perfezione per raccontare la storia di Giorgio Magliocca, oggi presidente della Provincia di Caserta e sindaco di Pignataro Maggiore, piccolo paese per decenni incubatore dei clan più efferati della camorra.
L’azzurro oggi si vede riconosciuto dalla Cassazione un risarcimento di 90mila euro dopo essere stato rinchiuso in carcere ingiustamente per quasi un anno con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Una sentenza che forse mette la parola «fine» a quello che Magliocca stesso definisce un «film nero». «Sono tanti i flash che mi tornano in mente ancora oggi - racconta oggi -: dal primo giorno in cui sono entrato in carcere alle notti insonni, dalle chiacchierate con altri detenuti aggrappato alle sbarre fino alle lettere dei miei figli».

L’incubo del forzista comincia l’11 marzo del 2011, quando l’allora già primo cittadino veniva arrestato dalla Dda di Napoli con l’accusa di aver incontrato un boss, alla vigilia delle elezioni del 2006. Secondo l’inchiesta Magliocca aveva stipulato un accordo politico-mafioso per gestire i beni confiscati in cambio di voti alle Comunali. In particolare, secondo la tesi accusatoria il boss avrebbe contattato personalmente gli affiliati e dispensato di persona volantini elettorali della lista Magliocca. Accuse infamanti che gli costarono otto mesi di carcere duro al 41-bis - spesso in condizioni pietose - e due e mezzo di domiciliari. Per un totale di dieci mesi e mezzo di detenzione. Soltanto dopo si scopre che il boss in questione era al 41-bis dall’ottobre del 2004 al luglio del 2007, proprio durante la campagna elettorale finita nel mirino. Quell’incontro non poteva essere mai avvenuto.


La Cassazione annulla il provvedimento cautelare perché non c’erano i presupposti per la carcerazione preventiva. Poi nel 2013 Magliocca viene assolto perché «il fatto non sussiste». Da allora comincia una lunga catena di sentenze che riabilitano l’homo politicus Giorgio Magliocca. L’ultima assoluzione arriva nel 2014, quando la Corte d’Appello di Napoli conferma la formula piena. «Ho continuato a ribadire che ho sempre creduto nella magistratura - ribadisce Magliocca -. Nella mia vicenda personale ritengo che i giudici siano caduti nel tranello di una macchinazione politica locale, perché ero ormai troppo in vista». Già consigliere provinciale del Pdl e consulente del ministro delle comunicazioni Mario Landolfi, all’epoca l’avvocato faceva parte dello staff di Gianni Alemanno sindaco di Roma, di cui era considerato il delfino.

Nel frattempo l’esponente Forza Italia è ritornato sulla scena politica, cominciando proprio da dove era stato interrotto: dal suo paese d’origine.

Prima vince le amministrative di Pignataro Maggiore nel 2016 e poi, un anno dopo, viene nominato presidente della Provincia, sancendo di fatto la sua rivincita politica e la rinascita umana. A certificarlo ora è anche la Cassazione, che condanna il Ministero dell’Economia e delle Finanze al pagamento dei danni morali di quella detenzione ingiusta.

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