Prima di ogni commento, senza nascondermi dietro a un dito, dico francamente che l'avrei fatto anch'io. Certo, non ho pistole in casa, forse non so neppure sparare, però con quella immedesimazione emotiva che è lecito avere in situazioni simili, mi sembra onesto dire quello che avrei fatto io se mi fossi trovato al posto del gioielliere di Grinzane Cavour.
Ammazzare due persone è un gesto estremo e drammatico per chi non fa di professione il delinquente, e proprio per questo la decisione del gioielliere di sparare si potrebbe interpretare come un sopravvento di irrazionale emotività sulla razionale valutazione di ciò che stava accadendo. Ma tra le scarne dichiarazioni dell'omicida ciò che colpisce è invece proprio la sua razionale lucidità con cui spiega il momento della decisione: «Niente, non provo niente», ha dichiarato. Facile, a questo punto, metterlo alla gogna: il cinico sceriffo che fa fuoco e con indifferenza volta le spalle ai due cadaveri, soffiando sulla canna fumante del revolver. Magari anche aggiungendo, da parte di chi intende metterlo alla gogna, che i due malcapitati sono poveracci senza soldi, senza casa, affamati.
Il gioielliere, in realtà, non è un cinico, è un romantico. Non spara per difendere i quattrini e neppure spara per difendere la moglie, ma esattamente per punire un oltraggio contro la moglie. La figlia era già stata immobilizzata dai due ladri e forse non c'era, nella circostanza, bisogno di legare anche la madre. Ma il delinquente commette un gesto imperdonabile agli occhi del marito gioielliere: un pugno, un'offesa nei confronti di sua moglie. Il colpo di pistola è una punizione verso chi ha osato aggredire la sua donna.
E adesso mettiamoci una mano sulla coscienza: quanti sono disposti a difendere la propria moglie rischiando la vita? È evidente che la reazione del gioielliere è oggettivamente sproporzionata, ma anche i ladri non avrebbero avuto mezze misure, se il colpo fosse andato a vuoto. Adesso si sa che la pistola dei delinquenti era finta, ma solo adesso. E la situazione in cui tutto il dramma si è svolto è particolare e richiedeva una decisione adeguata a quella particolarità.
Il gioielliere sembra aver agito - anche a suo dire - con fredda lucidità. Ma quanta passione d'amore, quanto orgoglio nella difesa della sua famiglia c'era nella decisione del gioielliere di sparare? È da condannare come se avesse avuto in mente di difendere innanzitutto la sua proprietà?
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