Si è concluso con una assoluzione piena il lungo incubo giudiziario vissuto da uno stimato direttore di banca, trascinato in giudizio perché erroneamente accusato di essere un teppista da stadio. L’uomo è stato però assolto dal Tribunale penale di Cosenza, dopo tre anni di udienze, disagi e spese di ogni tipo, perché è stato accertato durante il dibattimento che si trattava di uno “scambio di persona”.
La vicenda da cui è scaturito il processo penale risale al 15 dicembre del 2019.
Il bancario stava assistendo all’incontro di calcio del campionato di serie B tra il Cosenza ed il Pordenone, conclusosi con una cocente sconfitta per i padroni di casa, schiacciati dalle reti dei calciatori friulani Luca Strizzolo e Michele Camporese. Una partita che ha innervosito non poco i tifosi cosentini e che, al fischio conclusivo dell’arbitro, è stata caratterizzata da contestazioni verso la propria squadra. Fischi, cori e urla provenienti dagli spalti hanno attirato l’attenzione di tanti.
Il direttore di banca era accusato d’aver sferrato un calcio contro un seggiolino della tribuna rossa sud dello stadio comunale “San Vito” - ora intitolato a Gigi Marulla, attaccante cosentino deceduto nel 2015 – provocandone il danneggiamento. L’uomo – secondo le accuse della Procura della Repubblica del capoluogo Bruzio – avrebbe infatti rotto gli ancoraggi e divelto il seggiolino, lanciandolo nella sottostante tribuna A, nelle immediate vicinanze dell’area riservata alle persone con difficoltà a deambulare. Con tale azione – sempre secondo le accuse – alcuni spettatori, sfiorati dal pesante oggetto, avrebbero rischiato di rimanere ferite. Secondo gli inquirenti, infatti, sarebbe stato causato – si legge negli atti - un “concreto pericolo per le persone”.
A seguito della denuncia dei fatti delittuosi, durante le indagini preliminari è stato individuato il presunto colpevole, ossia il direttore di banca, tramite il biglietto nominale. L’uomo è stato così indagato a piede libero e poi rinviato a giudizio.
È stato però accertato che il responsabile del danneggiamento e del successivo lancio del seggiolino non era l’imputato, ma un uomo a cui quest’ultimo aveva ceduto il proprio posto.Dopo tre anni di udienze, all’esito del processo penale di primo grado, il giudice ha accolto la tesi dell’avvocato Gianpiero Calabrese, assolvendo il professionista per non aver commesso il fatto.
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