Divieto di dimora per il direttore di Telejato: "Ha estorto soldi a due sindaci"

Le intercettazioni che secondo gli inquirenti inchiodano il direttore di Telejato: "Con la tv tremano tutti". Per la procura avrebbe estorto soldi a due sindaci

Divieto di dimora per il direttore di Telejato: "Ha estorto soldi a due sindaci"

È pesante l'accusa nei confronti di Pino Maniaci, direttore dell'emittente locale Telejato (simbolo della lotta antimafia), indagato nell'ambito di un'inchiesta che ha portato a dieci misure cautelari, emesse dal gip di Palermo, su richiesta della Dda, nei confronti di esponenti della "famiglia" mafiosa di Borgetto, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. Per il giornalista, accusato di tentata estorsione, è scattato il provvedimento di divieto di
dimora a Palermo e Trapani.

"C'è il sindaco che mi vuole parlare - si legge nel testo di un'intercettazione telefonica - per ora lo attacco perché gli ho detto che se non si mette le corna a posto, lo mando a casa. A Natale non ti ci faccio arrivare che te ne vai a casa e non ci scassi più la min…''. A parlare era Maniaci. Il sindaco in questione era quello di Partinico, nel Palermitano, Salvatore Lo Biundo.

Secondo gli investigatori era lui, insieme al primo cittadino di Borgetto, Gioacchino De Luca, il bersaglio di Maniaci. In cambio di ''una linea più morbida'' nei suoi tg nei confronti delle due amministrazioni comunali avrebbe chiesto favori, l'assunzione di una donna e denaro. Piccole somme, poche centinaia di euro, ma a cadenza regolare. A confermarlo ci sarebbero le dichiarazioni del sindaco Lo Biundo. Ascoltato dai carabinieri il primo cittadino ha spiegato che dopo la scadenza del contratto di solidarietà fatto a una donna vicina a Maniaci, avrebbe versato mensilmente al giornalista del denaro destinato proprio alla donna. ''Maniaci si limitò a dirci che dovevano autotassarci tutti'' ha raccontato il primo cittadino. E la donna avrebbe continuato a lavorare, in nero, facendo le pulizie.

Perché ha pagato? ''Mi sono prestato nel timore che, in caso di rifiuto, Maniaci potesse mandare in onda sulla sua emittente servizi fortemente delegittimanti per me e la mia giunta''. E così sotto le continue pressioni della donna Maniaci avrebbe chiesto il denaro al primo cittadino. ''Niente, sta andando a cercare i piccioli a mezzogiorno ci vediamo e mi dà i piccioli'', dice il giornalista alla donna in una conversazione intercettata. Perché il sindaco doveva sottostare alla sua volontà, altrimenti ''u mannu a casa a lavari pannolini''.

Il procuratore capo di Palermo, Franceco Lo Voi, durante la conferenza stampa per gli arresti di Borgetto ha detto che Maniaci "mostrava disprezzo per la magistratura e le forze dell'ordine" e si riteneva "intoccabile". "Tanto è vero che una volta che ha ricevuto un premio ha detto: "Ora non mi può più toccare nessuno". Lo Voi prosegue osservando che si è arrivati a maniaci partendo da un'altra indagine avviata nel 2013: "Ci si è imbattuti in una vicenda parallela e diversa, estranea al contesto mafioso, oggetto di indagine dei carabinieri e della Dda. Una vicenda che ha riguardato il giornalista direttore di Telejato". Maniaci avrebbe minacciato "in modo talora esplicito e talora larvato - come dice Lo Voi - la realizzazione di servizi televisivi che potevano mettere in imbarazzo i sindaci e le amministrazioni comunali. In questo modo sfruttava il suo lavoro giornalistico e la notorietà che Maniaci aveva raggiunto per effetto di alcune sue campagne di stampa, ma soprattutto per la sua ostentata vicinanza a soggetti politici o istituzionali, magistrati, ex magistrati, parlamentari".

Lo Voi racconta quindi l'aneddoto delle finte intimidazioni mafiose subite da Maniaci. "Ci sono alcuni episodi da lui subiti, afferenti a vicende del tutto private e che sono state presentati come atti intimidatori da lui stesso subiti per effetto della sua attività antimafia. Uno per per tutti l'episodio che ha provocato una serie di reazioni con manifestazioni di solidarietà di numerosi esponenti delle istituzioni relativo all'uccisione dei suoi due cani. Non da altre fonti, ma dalle sue dirette parole, ricaviamo che lo stesso Maniaci era pienamente consapevole della origine reale dell'uccisione dei cani".

Le minacce a maniaci denunciate all'Antimafia

"Nel corso degli anni abbiamo avuto qualcosa come 40 gomme tagliate, tre macchine bruciate, io ho subito un’aggressione fisica da parte del figlio del boss Vito Vitale, che ha cercato di strozzarmi con la mia stessa cravatta". Così Maniaci descriveva la sua condizione di giornalista antimafia in un territorio dominato da Cosa nostra. La sua testimonianza è riportata nella relazione della Commissione antimafia sullo "stato dell’informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie". Maniaci venne sentito dalla Commissione il 16 settembre 2014. Parlando dell’aggressione da parte del figlio del boss, il direttore di Telejato raccontò che in quella occasione fu "fortunato visto che mio papà mi ha insegnato il doppio nodo (della cravatta - ndr) che non strozza più di tanto". E aggiunse: "Mi sono salvato, ma allo stato attuale porto un busto perché sono stato fracassato dai pugni e tuttora ne porto i segni". Alla Commissione Maniaci riferì di avere collezionato circa 300 querele, quasi tutte poi archiviate, e spiegò: "Le minacce sono state di diverso tipo, anche con lettere intimidatorie, tutte denunciate, oltre che freni tagliati, colpi di pistola nei vetri...

Hanno cercato di intimidirmi bruciando anche la macchina di mio figlio. Tutte cose denunciate, tanto che dal 2008 ad oggi io sono sotto tutela dei carabinieri, e la guardia di finanza e la polizia hanno il compito di tutelare sede della televisione e casa".

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