Donna incinta morta, gip chiede processo per medico e ostetriche

Il gip di Milano Stefania Donadeo ha disposto l'imputazione coatta per il personale sanitario che seguì Claudia Bordoni, la donna incinta di due gemelli morta il 28 aprile 2016

Donna incinta morta, gip chiede processo per medico e ostetriche

"Se i sanitari imputati avessero posto in essere le condotte doverose omesse [...] la morte della signora Bordoni, e anche quella delle gemelle, non si sarebbe verificata nell'immediato o al massimo si sarebbe verificata in epoca posteriore". Questo il succo dell'imputazione coatta chiesta dal gip di Milano nei confronti del medico e delle due ostetriche che seguirono Claudia Bordoni, la donna incinta di due gemelline morta il 28 aprile 2016 all'ospedale Mangiagalli di Milano per un'emorragia.

La richiesta del gip Stefania Donadeo smentisce quella della Procura, che aveva chiesto l'archiviazione per l'equipe medica dopo avere escluso l'esistenza di un nesso tra la condotta del personale sanitario e la morte della donna, avvenuta per un'emorragia interna causata da un'endometriosi.

L'unica delle quattro indagate per cui il gip ha disposto l'archiviazione - in linea con la tesi dei legali della famiglia di Claudia Bordoni - è una psichiatra che si occupò della paziente alla Mangiagalli. La manager assicurativa si era recata al pronto soccorso della clinica il 27 aprile era stata ricoverata nel Dipartimento materno-infantile ed era morta il giorno dopo.

Il consulente tecnico nominato dalla Procura aveva escluso il nesso causale tra l'omissione "gravemente colposa" degli imputati e la morte della paziente con le due bimbe che aveva ancora in grembo.

L'imputazione coatta richiesta dal gip rappresenta l'accoglimento delle tesi della famiglia di Claudia Bordoni. I parenti della donna non hanno mai riconosciuto la bontà della perizia effettuata dalla Procura, che escludeva ogni responsabilità da parte delle persone che adesso andarono sotto processo.

La donna, incinta di due gemelline di 25 settimane, si era recata in clinica dopo avere accusato forti dolori all'addome. Il ricovero era durato complessivamente 24 ore, al termine della quale Claudia era deceduta.

Ora resta da capire se per una disgrazia e per colpa di precise omissioni del personale medico che, adesso, dovrà risponderne in Tribunale.

La decisione del gip arriva a un anno di distanza dalle accuse del padre della vittima, che in un'intervista a un quotidiano nazionale disse: "In Africa mia figlia sarebbe ancora viva".

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