Due anni senza stipendio per una maestra: colpa di un'omonimia

Ad Ancona la 35enne Isabella Latini non percepisce lo stipendio dal 2015. I soldi accreditati sul conto di un'insegnante omonima, che non intende restituirli

Due anni senza stipendio per una maestra: colpa di un'omonimia

Un'incredibile storia di inefficienza e burocrazia arriva da Senigallia, in provincia di Ancona, dove la 35enne insegnante precaria Isabella Latini ha scoperto di non prendere lo stipendio da due anni. La causa? Una banale omonimia che ha fatto accreditare i soldi sul conto di un'altra Isabella Latini, anche lei maestra ma a Roma. Un errore di cui nessuno si era mai accorto.

La storia comincia nell'anno scolastico 2015/2016. La 33enne Isabella Latini comincia la sua carriera come insegnante effettuando varie sostituzioni nelle scuola della città. Tuttavia, con il passare dei mesi non si vede accreditare lo stipendio. Gli uffici competenti le comunicano che è normale per i supplenti vedersi pagato il lavoro in ritardo.

Intanto comincia l'estate e la maestra, come tutti gli insegnanti precari, si registra nell'elenco dei disoccupati. La maestra non si accorge di nulla fino a che un'impiegata del suo istituto scolastico scopre l'omonimia. Dopo avere ricevuto la segnalazione, la maestra Latini si rivolge al Ministero dell'Istruzione: "La registrazione del contratto è regolare", le rispondono.

Al secondo tentativo di far valere le proprie ragioni, la donna viene invitata a rivolgersi direttamente alla sua omonima di Roma, tentando di accordarsi con lei per la restituzione della somma "rubata". Ma l'altra Latini ha risposto picche, costringendo la maestra a contattare l'assocazione nazionali consumatori. La sua odissea non è ancora finita.

Il problema è che la Ragioneria dello Stato ha associato i dati bancati e fiscali della donna alla sua omonima di Roma.

E non si capisce come sia stato possibile, anche perché la Ragioneria di Stato territoriale non ha dato una risposta precisa sulla questione, rimpallata tra un ufficio e l'altro. Ma ciò che conta è che la donna non ha ancora visto un centesimo.

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