"Siate calmi! Qui siete già al sicuro!": è questa la scritta di benvenuto all'accesso del bunker a prova di bomba nucleare nel cuore del monte Soratte, alle porte di Roma. Oggi è possibile visitarlo accedendo al portale web e prenotandosi. L'attualità, però, fa tornare questo rifugio sulle pagine dei giornali qualora la situazione politica e militare mondiale dovesse precipitare. Cerchiamo adesso di vedere a cosa serve questo bunker e il numero degli ordigni nucleari presenti nel nostro Paese.
Qual è la storia
È nel 1937 che Benito Mussolini volle realizzare numerose gallerie all’interno della montagna, fondamentali come rifugio antiaereo per le alte cariche dell’Esercito Italiano anche se, ufficialmente, erano utilizzate come fabbrica di armi della Breda e chiamate "officine protette del Duce". Ancora oggi si tratta di una tra le più grandi e importanti opere di ingegneria militare presenti in Europa con i suoi 4 km di lunghezza. Per anni, dopo la fuga delle truppe tedesche successiva al bombardamento, il complesso rimase in totale stato di abbandono. Soltanto nel 1967, durante gli anni della Guerra Fredda, fu la Nato a spingere affinché un tratto delle gallerie diventasse bunker anti-atomico per tenere al sicuro gli alti funzionari italiani e il Presidente della Repubblica qualora fosse scoppiato un attacco atomico su Roma.
Gli ordigni nucleari in Italia
Fatto il breve excursus storico, veniamo al dunque: dove si trovano i depositi nucleari in Italia e quanti ordigni possiedono? Come spiega il servizio realizzato da Repubblica, uno si trova a Ghedi, in provincia di Brescia, e dovrebbe possedere circa 15-20 ordigni. Il secondo deposito si trova invece ad Aviano, in Friuli, all'interno dell'aeroporto militare completamente americano. Le armi nucleari lì presenti sarebbero una quarantina e destinate ai caccia F-16 degli Stati Uniti. I numeri rimangono comunque un rebus: si tratta di stime, non di certezze. Rispetto al 2010, i numeri degli ordigni è diminuito: prima sarebbero stati 120, successivamente si sarebbe registrata una riduzione "perché sembrava non ci fosse più bisogno di così tante armi della massima distruzione", spiega il giornalista del quotidiano italiano.
Il missile Lance
Nei sotterranei di Soratte, poi, è custodito il dismesso missile tattico Lance, in servizio con le forze armate italiane fino agli anni '90 e "identico a quello che oggi viene usato da russi e ucraini nel conflitto. Anche su questo missile poteva essere installata una testata nucleare tattica", spiega l'esperto. In pratica, oggi, tra Brescia e Pordenone custodiamo un ampio numero di armi nucleari. Si tratta di "bombe a caduta libera": all'interno possiedono "una testata che va da 0,2 a 170 kilotoni. Significa fino a 10 volte la potenza che distrusse Hiroshima". Adesso è previsto che questi ordigni vengano "aggiornati": resterà identica la testata nucleare ma cambieranno i sistemi elettronici per mettersi al passo con i tempi dal momento che si tratta di armi utilizzate durante la Guerr Fredda.
Come spiega l'esperto Gianluca De Feo, gli Stati Uniti hanno intenzione di investire "384 milioni di dollari per aggiornare i depositi nucleari in Italia, Belgio, Olanda, Germania e Turchia con il nostro Paese che ospita il maggior numero di armi". Sempre secondo stime americane, i bunker italiani possono ospitare fino a 72 testate nucleari ad Aviano e 44 a Ghedi.
"Non sappiamo se questi numeri verranno ampliati con i nuovi lavori in corso di aggiornamento in questo momento", conclude. Cosa accadrà se le minacce di Putin saranno accompagnate dai fatti? Nel dubbio, meglio non saperlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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