Fenomeno "daigou": così i russi aggirano le sanzioni

Putin ha legalizzato le importazioni parallele e così i russi si muovono agevolmente nelle ampie maglie delle sanzioni occidentali

Fenomeno "daigou": così i russi aggirano le sanzioni

Tra meno di una settimana saranno quattro mesi di guerra in Ucraina. Quella che sarebbe dovuta essere una guerra lampo, almeno nelle intenzioni dei russi che hanno invaso il Paese di Volodymyr Zelensky, si sta trascinando senza che si veda, almeno in apparenza, uno spiraglio di pace. Quattro mesi di guerra equivalgono a quattro mesi di sanzioni imposte dall'Occidente alla Russia, ormai quasi completamente isolata a livello internazionale, se non si considerano i rapporti che la Federazione continua a mantenere con alcuni Paesi come Cina, India e altri del mondo orientale e africano.

L'Europa e l'America hanno chiuso le loro porte allo zar Vladimir Putin, bloccando gli scambi commerciali più fruttuosi. Sono numerose le multinazionali che hanno interrotto i rapporti con la Russia, comprese quelle operanti nel settore della moda. Ma tra i russi si sta diffondendo un nuovo fenomeno teso ad aggirare le sanzioni proprio nel campo del luxury fashion, che trae ispirazione da quanto già sperimentato con successo in Cina.

Con il mercato ufficiale bloccato in entrata ma, soprattutto, in uscita, ecco che da qualche tempo sta prendendo piede con sempre maggiore efficacia un mercato parallelo del luxury fashion che fa perno sulla figura del daigou, nato in Cina. La nuova consuetudine è stata scoperta da un'inchiesta condotta dal settimanale Panorama, che ha indagato soprattutto sugli eventi di private sale, ossia le vendite esclusive effettuate nei temporary outlet dove è possibile acquistare capi di brand d'eccellenza della moda, per la maggior parte del made in Italy, a prezzi altamente competitivi. I daigou fanno parte di quel complesso sistema che è il commercio transfrontaliero per conto terzi e si impegnano a effettuare acquisti di lusso all'estero (soprattutto in Europa e in America) per poi rivenderli a prezzi competitivi all'interno del Paese, dove le tasse e i controlli doganali spesso diventano un ostacolo.

Il fenomeno dei daigou si è potuto estendere anche in Russia grazie alla legalizzazione delle importazioni parallele da parte di Vladimir Putin in risposta all'applicazione delle sanzioni sempre più stringenti. Cosa significa questo? Che i retailer possono vendere per conto terzi all'estero senza avere il consenso dei proprietari dei marchi, che nella maggior parte dei casi hanno interrotto l'esportazione ufficiale in Russia. L'enorme richiesta di capi e accessori di lusso occidentali da parte dei russi continua così a essere soddisfatto, sfruttando le maglie larghe delle sanzioni e le scappatoie offerte da soluzioni alternative. "Ci sono abiti, ma soprattutto scarpe e accessori di collezioni passate.

Gli italiani comprano due, massimo tre pezzi. I cinesi difficilmente meno di cinquanta. Nelle ultime settimane alle cinesi si affianca qualche russa", ha spiegato un'operatrice del settore del private sale a Panorama.

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