Curioso Paese il nostro, in cui i politici hanno smesso di discutere su come tornare al lavoro per rialzarsi dopo la pandemia però si accapigliano sulle ferie. Agosto, Covid mio non ti conosco. Deve essere così, perché gli italiani, pur spremuti da mesi di lockdown e dalle conseguenze economiche dell'emergenza, non hanno rinunciato alle vacanze. Siamo passati in poco tempo da scenari apocalittici con la previsione di spiagge deserte all'eccesso opposto, il vero problema è stato gestire un numero di presenze ben oltre le aspettative.
Ecco qualche cartolina dall'estate 2020: sette milioni di turisti hanno invaso la Sardegna; alle Eolie il sindaco di Lipari non ha «mai visto così tante persone» come quest'anno; in Puglia i borghi sono costretti a tirare fuori le transenne per limitare le folle di visitatori e sulla riviera romagnola i gestori delle strutture fanno fatica a trovare abbastanza personale. Sarebbero di per sé notizie positive, se non fosse che nel frattempo sta montando l'annunciata - e temuta - seconda ondata dei contagi. Con le famose tre T (tamponi, tracciamento e trattamento) rimaste solo uno slogan sulle slide delle conferenze stampa governative.
Fortunatamente l'impatto non è paragonabile alla terribile primavera scorsa, ad ogni modo la trincea mobile della lotta al virus si è trasferita da luoghi vulnerabili come ospedali e residenze per anziani a teatri spensierati e scintillanti come discoteche, resort e lidi balneari. Anche la «rivoluzione» dello smart working esteso a quasi tutti gli ambiti lavorativi ha favorito l'esodo di massa, nonché la permanenza prolungata, tra case al mare e ricongiungimenti in famiglia. Gli stessi italiani che a marzo applaudivano commossi dai balconi di casa gli «eroi» in corsia, una volta riottenuta la libertà di spostamento hanno dimenticato in fretta le elementari precauzioni inculcate durante la quarantena. Così oggi assistiamo allibiti alla ressa di gente senza mascherina all'imbarco di un traghetto oppure ammassata sugli spalti di un parco acquatico.
Qualcuno ai piani alti di Palazzo Chigi si sta rendendo conto di come al popolo puoi perfino togliere la libertà personale e sospendere i diritti costituzionalmente garantiti fino a futuro decreto, ma guai a rovinare le vacanze. È ben più complicato riuscire a convincere le persone che a Ferragosto non sarebbe il caso di ballare appiccicati ad altre centinaia di persone. E qualcosa è andato in cortocircuito pure con le campagne di promozione turistica. Siamo stati martellati dagli appelli - condivisibili e sacrosanti - a trascorrere le ferie in Italia, anzi addirittura nella Regione di appartenenza. Ma il messaggio è passato fino a un certo punto, a giudicare dalle code negli aeroporti con migliaia di vacanzieri di rientro dall'estero. I quali hanno dovuto attendere giusto l'apice di una pandemia globale per andare a visitare (le bellissime, sia inteso) Grecia, Croazia, Spagna, Malta... Coraggio, prepariamoci, l'estate sta finendo.
Lo sanno bene i governatori che a settembre si vota. E c'è chi vuole passare all'incasso minacciando di richiudere i confini delle Regioni dall'interno. Salvo aver prima spalancato senza troppi pensieri le porte ai turisti stranieri con il Covid in valigia.
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