Fermo, le "bugie" di Chiniary: così avrebbe mentito ai magistrati

Le testimonianze rese dai presenti alla morte del nigeriano a Fermo avrebbero costretto la vedova a rivedere il suo racconto

Fermo, le "bugie" di Chiniary: così avrebbe mentito ai magistrati

Le sei testimonianze che le danno contro la versone di Chiniary Nnamdi, la vedova del nigeriano ucciso a Fermo. La sua prima versione racconta ai pm e ripresa da tutti i quotidiani come verità incondizionata avrebbe molte, troppe "bugie". O almeno verità non confermate da nessun testimone. Ieri si era diffusa la notizia secondo cui la donna avrebbe fatto marcia indietro, cambiando la sua versione. Oggi la Procura e i legali della vittima hanno smentito la notizia rilanciata ieri da Libero e il Corriere, secondo cui Chiniary avrebbe cambiato il suo racconto: "Chinyere non ha ritrattato, né ha cambiato la sua versione dei fatti - ha detto Letizia Astorri - ha sempre detto la stessa cosa, non ha cambiato nulla". Per il procuratore Domenico Seccia la notizia sarebbe stata "falsa".

Le falle nel racconto di Chiniary

Quello che è certo, però è che le deposizioni della vedova di Emmanuel non coincidono con quelle fornite da almeno 6 testimoni. Tanto che la Procura non la ritiene attendibile, come spiega IlFattoQuotidiano. Ma quali sono le falle nel racconto della vedova di Emmanuel? Eccoli, scritti nero su bianco nei verbali nelle mani degli investigatori e riportati integralmente da Libero: "Nel pomeriggio del 5 luglio 2016 - fa scrivere nel rapporto - io, mio marito e un altro ragazzo nigeriano siamo usciti per andare a comprare creme per il corpo. Arrivati all’altezza di una fermata dell’autobus, abbiamo incrociato due ragazzi bianchi e il più alto mi ha afferrato per la maglietta chiamandomi afrikaans scimmia".

E questo è l'unico punto in cui le versioni di Chiniary e dei 6 testimoni, di fatto, sembrano coincidere. "Questo soggetto - continua la vedova - era abbastanza alto, di stazza robusta, capelli rasati (...). Quando il bianco mi stava afferrando, io gli ho chiesto perché lo stesse facendo. Mio marito si è avvicinato e io sono stata colpita con un calcio alla gamba da quell’uomo bianco che mi aveva afferrato".

Non solo. La vedova afferma più volte che nel luogo della colluttazione non c'erano automobili, fatto raccontato da Amedeo Mancini (l'ultrà arrestato), il quale ha anche sostenuto di aver insultato Chiniary perché "stava armeggiando intorno ad alcune auto". Eppure, i testimoni e anche i vigili giurano di aver visto auto in sosta nella zona. Ma la vedova non demorde: "No, no - si legge nei verbali riportati da Libero - non c’erano automobili parcheggiate sulla via all’altezza della fermata dell’autobus. E dopo avere subito il calcio alla gamba, io sono caduta per poi rialzarmi e mio marito si è avvicinato. A quel punto l’uomo bianco lo ha afferrato al bavero e al contempo l’altro soggetto di carnagione bianca più basso si è avvicinato con l’intento di dare man forte al primo".

Chi ha usato il palo stradale a Fermo?

Ma il particolare a mettere maggiormene in discussione la versione raccontata in un primo momento da Chiniary è il palo della segnaletica stradale.

"Emmanuel - fa scrivere la vedova a verbale - ha soltanto cercato di difendersi, ma quando mio marito ha cercato di liberarsi dalla stretta e si è allontanato, l’uomo bianco alto ha afferrato un segnale stradale montato su un palo di ferro con la scritta “Stop” e con tale arnese lo ha colpito all’altezza della testa lato posteriore, al contempo gli ha dato dei calci alle gambe quindi Emmanuel è caduto a terra all’indietro ed è morto. Preciso e ripeto che il segnale stradale è stato sollevato dall’uomo bianco e scaraventato contro mio marito che è caduto a terra esanime".

Ma tutti i testimoni sostengono il contrario.

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